Con le vendite in calo e l’occupazione in costante sofferenza, il 2014 non è stato un buon anno per le oltre 2 mila grandi e medie imprese, con sede in Italia, monitorate dall’ufficio Ricerche & Studi di Mediobanca. Che ha passato in rassegna i dati di aziende dell’industria e dei servizi (pubbliche e private) per concludere che la fine della crisi appare ancora lontana.
Nello specifico: nel 2014, le vendite sono calate del 2,2%, per colpa soprattutto dei cattivi risultati registrati nel mercato interno (dove la flessione si è attestata al 4,3%). Segno meno anche alla voce occupazione, scesa in un anno dell‘1,1%. E la situazione appare ancora più compromessa, se si prende in considerazione l’arco di tempo che va dal 2008 al 2014 durante il quale – secondo lo studio – la quota degli occupati è diminuita del 5,8%.
A licenziare di più sono state le imprese pubbliche, che hanno dato il “benservito” al 10,5% degli operai e all‘1,3% degli impiegati. Meno traumatiche (ma comunque importanti) le razionalizzazioni del personale operate dalle imprese private che, dal 2008 al 2014, hanno dovuto rinunciare all’8,5% dei lavoratori impegnati nelle fabbriche e al 2,1% dei cosiddetti “colletti bianchi”. Ma i tagli più pesanti sono stati sicuramente quelli fatti dai gruppi esteri operanti in Italia che, nel periodo preso in esame, hanno licenziato il 19% della manodopera e quasi l‘8% degli impiegati.
E veniamo ai fatturati che, stando alla rilevazione di Mediobanca, non sono stati per tutti catastrofici. Anzi: dal 2008 al 2014, le imprese di pelle e cuoio hanno incrementato del 33,6% i loro ricavi, quelle delle costruzioni hanno fatto registrare un soddisfacente +26,8% e quelle del settore conserviero (che riguarda, cioè, la produzione di conserve alimentari) hanno accresciuto i loro profitti del 24,1%. Tutta un’altra musica, invece, per le imprese specializzate nella produzione di materiale per l’edilizia, il cui fatturato è sceso del 38%; ma anche per la stampa e l’editoria (-36%) e per il settore delle telecomunicazioni (-24,1%).
Unica nota positiva: gli investimenti che, dal 2013 al 2014, sono aumentati del 9%. Un incremento che ha segnato un attesissimo cambio di passo rispetto alle performance negative degli scorsi anni. Dal 2005 al 2013, infatti, gli investimenti delle grandi e medie imprese italiane erano crollati del 31%, con un vero e proprio “tonfo” per le aziende del terziario (-52%) e un significativo calo di quelle pubbliche (-43%).
Ma non facciamoci troppe illusioni perché se qualche timido segnale di ripresa può essere scorto, non riguarda certo il mercato interno. Lo studio di Mediobanca ha, infatti, certificato che il 70% delle vendite totali realizzate dalle imprese monitorate ha riguardato l’estero su estero. Cosa vuol dire? Che i prodotti che siamo riusciti a “piazzare” meglio nei mercati internazionali sono stati realizzati in impianti e da manodopera non italiani. Per via dei margini di redditività che, oltre i confini dello Stivale, sono praticamente il doppio.
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