Donne e imprenditoria in periodo di crisi, come sta andando? Le prime non sembrano per nulla spaventate dalla seconda. Infatti, stando ai dati governativi di Unioncamere, in un anno (periodo di riferimento, giugno 2013-2012), le imprese “rosa” sono cresciute di numero ad un passo più che doppio rispetto al totale. Precisamente, + 0.34% rispetto al +0.13% registrato sulla generalità delle aperture. In numeri, 4878; un dato che, in un momento storico in cui il Pil, secondo le ultime stime europee, calerà del 1,8% nel 2013, non è certo trascurabile.
Se si aggiunge che, uno, l’Iva potrebbe aumentare al 22% da ottobre (la misura era già prevista da tempo, il dubbio, attualmente, è solo su quando la suddetta misura entrerà fattivamente in vigore), due, l’instabilità politica citata dallo stesso premier Enrico Letta di sicuro non aiuta e tre, c’è il pericolo di sforare nuovamente il deficit del 3% a fine anno (il che farebbe scattare una serie di aumenti automatici, ad esempio, stranamente verrebbe da dire, sui carburanti), è facilmente intuibile quanto, ora come ora, la decisione di aprire un’attività comporti rischi decisamente concreti. Però, appunto, le imprese femminili pare risentano un po’ meno di questo clima, a dire il vero piuttosto pesante, grazie probabilmente anche ad alcuni incentivi ad hoc presenti (anche se non sempre) in alcune zone d’Italia.
Non sono solo i numeri, comunque, ad attribuire alle imprese rosa una maggiore vitalità. Oltre ad essere circa un quarto del totale e precisamente il 23,6%, pari ad 1,429.000 (sì, in Italia, nonostante tutto sopravvivono ancora sei milioni di aziende), anche la struttura delle imprese femminili sembra modificarsi, seguendo un trend positivo. Rispetto al periodo precedente si registrano infatti 9.027 società di capitali in più (+ 4.21%) Più o meno lo stesso discorso vale per le cooperative (oltre 900 in più, con un + 3,13% negli ultimi dodici mesi). Ovviamente, la stragrande maggioranza delle aziende risulta comunque essere di piccole dimensioni. Il 69% ha meno di un addetto, contro una media nazionale del 67%. Però, appunto, è proprio la piccola e media impresa a caratterizzare il tessuto imprenditoriale italiano. Un simile dato è, per così dire, sostanzialmente inevitabile, fatte salve le scontate differenze percentuali da un anno all'altro
Un altro dato interessante registrato da Unioncamere, è quello che vede un buon aumento del numero di imprese con titolarità femminile operanti in settori tradizionalmente “governati” da aziende tutte al maschile, vale a dire, in particolare, in quello delle attività finanziarie, in quello delle costruzioni e in quello delle assicurazioni. In ogni caso i campi “più gettonati”, per ora rimangono quelli afferenti ai servizi in generale (alloggio, ristorazione) e dei servizi alla persona.
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