Secondo i dati di una ricerca realizzata da Gidp, associazione di direttori del personale, sul tipo di assunzioni che le imprese avrebbero fatto nel 2010 nonostante la crisi, per gli over 40 non c’è molto spazio: tre imprese su quattro hanno dichiarato di preferire giovani tra 25 e 34 anni.
Per gli altri le possibilità diminuiscono con il crescere dell’età: 13,7 per cento per chi ha tra 35 e 44 anni, 0,9 per cento per la fascia tra 45 e 54 anni. Il dato più preoccupante è 0% gli over 55.
Un Paese che non tiene conto dell’esperienza, dell’affidabilità e delle competenze dei lavoratori più maturi. Siamo davanti ad un mercato che se da una parte vede un esercito di giovani alla ricerca di qualcuno che la famosa “gavetta” gliela faccia fare, dall’altra fa i conti con i lavoratori maturi con oltre 40 anni che hanno perso il lavoro e, vittime della crisi che devono reinventarsi e cercare un nuovo impiego.
Secondo il rapporto “Live longer, work longer” l’Italia ha il più basso tasso di assunzioni per gli over 50 rispetto agli altri paesi del mondo (solo il 4 %); a farle compagnia ci sono Belgio , Portogallo e Paesi Bassi. Il problema è che un lavoratore tra i 40 e i 50 anni, magari con una certa esperienza alle spalle, costa di più alle aziende, le quali impegnate a far quadrare il bilancio, non possono permettersi alcuno spreco.
Un altro aspetto è il fatto che superata la soglia degli “anta”, cercare un lavoro ha regole ed esigenze diverse rispetto a quando si è ventenni. Dal colloquio al curriculum vitae, tutto va affrontato in modo diverso, senza ancorarsi alle vecchie mansioni, preparandosi a fare qualcosa di nuovo, valorizzando la propria professionalità.
Tra le alternative migliori e avendone la possibilità,alcuni scelgono di mettersi in proprio utilizzando le competenze acquisite negli anni per avviare un’attività gestita autonomamente. Altri invece cercano un lavoro subordinato o si impegnano a migliorare le proprie competenze frequentando un corso di formazione, imparando una lingua e continuando a monitorare il mercato nella speranza di una nuova occupazione.
Dai dirigenti agli operai, dai tecnici specializzati a quelli con meno qualifiche; tutti sono vittime di un mercato che abbassa il livello di invecchiamento professionale mentre la società invecchia sempre più tardi.
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