A Brescia è successo un episodio, che sicuramente racchiude tutte le paure e gli imbarazzi, che tipicamente vengono in mente quando ci si accinge a fare un colloquio di lavoro. Anzi, a dire il vero, in questo caso la fantasia è stata superata dalla realtà.
Per l’assunzione di un dirigente dell’ufficio tecnico, infatti, l’Aler (azienda lombarda edilizia residenziale) ha sottoposto ai candidati che sono andati a fare il colloquio un test a dire poco particolare.
Sono state poste domande tipo “soffre di eiaculazione precoce/vaginismo”, “con che frequenza ha rapporti sessuali”, “ha mai avuto rapporti omosessuali”, “ha mai avuto aborti”, “…perdita di urina”, “il suo ciclo mestruale è regolare”.
Insomma, nessuna di queste domande sarebbe attinente al tipo di lavoro che si richiede, tanto che la notizia è giunta fino al consigliere del Cda di Aler, Mirko Lombardi, il quale ha denunciato l’accaduto, affermando che questo tipo di domande rientra in un test psichiatrico, che nulla ha a che vedere con un test di lavoro e si è giustificato, dichiarando che la fase dei colloqui era stata affidata alla Cispel Lombardia, che chiamata in causa, non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione. Ma Lombardi è deciso a portare avanti verifiche sull’accaduto.
La congiuntura economica negativa dovuta alla crisi e l’acuirsi della problematica “lavoro” spinge, soprattutto in questi periodi, ignobili “menti malate” a tentare di approfittarsi di coloro i quali hanno necessità (oltre che il sacrosanto diritto!) di lavorare. Di fronte a situazioni simili e ad episodi come quello di Brescia, non si può che invitare i lavoratori a denunciare ai sindacati e alle autorità competenti ogni gesto/azione compiuta da tali, simili, “pseudo-selettori”.
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