Nuova “fotografia” dell’Italia da parte del Censis e nuovi dati che sottolineano, ancora una volta, come il nostro Paese sia in completa controtendenza, rispetto agli altri stati europei, per quanto riguarda il mondo del lavoro e le sue specificità.
In Italia, un terzo dei giovani fra i 15 e i 24 anni di età, è occupato come operaio e/o artigiano. Si tratta di un vero record in Europa: l’industria, in particolar modo il settore manifatturiero, ingloba il 31,6% dei giovani occupati italiani, a scapito di altri settori come quello dei servizi, settore nel quale, nel resto d’Europa, è impiegato il maggior numero di giovani per la classe di età su enunciata.
Negli anni della crisi “nerissima” dei mercati e della relative conseguenze gravissime nel campo occupazionale, è un altro dato ad allarmare: diminuisce, sempre di più, nel nostro Paese, la ricerca e l’utilizzo di giovani in professioni qualificate.
Sebbene il fatto che un terzo dei giovani italiani svolga lavori non qualificati e di tipo manuale non sia, in realtà, un grosso dramma (di per sé), in quanto ogni professione, di qualsiasi tipologia, nobilita l’uomo e lo rende degno di offrire il proprio “servizio” alla comunità, questo dato racchiude, in realtà, una problematica di fondo ben più importante. L’Italia, infatti, ha il record negativo di under 35 con incarichi dirigenziali, che riguardano il 14,6% dei giovani e il 3,5% dei giovanissimi (la media Ue è del 24,2% e del 7,0%).
I ruoli chiave nell’economia e nella politica sono nelle mani, quindi, della vecchia classe dirigente che non ha alcuna intenzione di lasciare spazio alle nuove generazioni spesso a scapito di una maggiore efficienza e di una maggiore competenza. La nostra è una società che sta invecchiando e che non prevede adeguate prospettive per i giovani. Basti pensare come, indipendentemente dalla loro qualità e competenze, fra Senato e Parlamento italiano, l’età media dei rappresentanti sia una delle più alte dell’intero continente (dato confermato anche fra gli amministratori locali e regionali).
Stesso discorso nel campo imprenditoriale e nell’economia in generale: l’età media dei manager di aziende? Altissima, quasi quanto quella dei “colleghi” politici. E’ questo il vero dramma, la vera piaga. Giovani sempre meno “decisivi” e meno influenti nella società. Quale futuro per la nostra amata (ma contraddittoria) Italia?
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