Quella dell’infermiere è tra le professioni sanitarie che più si è evoluta e trasformata negli ultimi due decenni. Oggi, difatti, chi vuole fare questo lavoro deve prima seguire un corso di studi mirato al conseguimento di una Laurea in Scienze Infermieristiche che, dopo la triennale, abilita alla professione di infermiere e consente, a tutti gli interessati, di continuare il percorso universitario fino all’ottenimento del titolo Magistrale. Formazione e qualifiche conseguite, ovviamente, sono i fattori che più incidono sulle possibilità di inserimento lavorativo nel settore sanitario che, come vedremo, offre agli infermieri sbocchi occupazionali sia nel pubblico che nel privato.
Indice
Scienze infermieristiche: come diventare dottori Magistrali
Al contrario di quello che è un po’ il pensiero comune, il percorso formativo di un infermiere non finisce con l’ottenimento di una laurea triennale in Infermieristica. Chi ha un diploma di laurea può infatti puntare sempre ad una formazione di livello avanzato, proseguendo con gli studi universitari e, quindi, conseguendo una Laurea Magistrale prima e – magari – anche un Master di secondo livello dopo. Il titolo di dottore magistrale, nello specifico, si acquisisce dopo aver portato a termine il Corso di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. Questo, a sua volta, si considera concluso dopo l’acquisizione di 120 crediti formativi e la presentazione della tesi (uno studio e/o approfondimento di una materia, redatto in originale e sotto supervisione di un relatore).
Due step quelli appena esposti indispensabili e necessari per essere proclamati dottori. Quello che si vuole fare, in questo modo, è garantire ai laureati magistrali un percorso di specializzazione che permetta loro di approfondire tutte quelle conoscenze scientifiche, i valori etici e le competenze professionali già fatte proprie durante la triennale, fondamentali quindi per svolgere correttamente la professione infermieristica e ostetrica.
L’accesso agli studi di Laurea Magistrale per infermieri, come stabilisce la Legge 264/1999, è però a numero programmato. Questo, in pratica, vuol dire che per essere ammessi ai corsi bisogna prima superare una prova di ammissione, disposta e organizzata autonomamente da ogni università tenendo conto delle indicazioni ministeriali contenute nel decreto MIUR 15 luglio 2014. La legge, a tal proposito, stabilisce che la prova di ammissione deve:
- svolgersi nel tempo massimo di due ore;
- prevedere la risoluzione di ottanta quesiti a risposta multipla (dove tra cinque alternative possibili per ogni domanda una risulterà essere giusta) e vertenti tutti su argomenti specifici;
- ammettere alla selezione tutti i candidati in possesso dei requisiti e dei titoli richiesti e riconoscere a questi ultimi un punteggio che sia il risultato di una valutazione precisa, rispettante della normativa vigente e, pertanto, uguale per tutti.
È bene specificare però che, in ogni caso, ai test di accesso al Corso di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche possono partecipare solo coloro che:
- sono in possesso di una laurea di primo livello in una delle classi di laurea concernenti le professioni sanitarie infermieristiche e/o la professione sanitaria ostetrica;
- presentano, in alternativa, un titolo di studio che abbia fatto conseguire loro almeno 180 CFU e che la regolamentazione in vigore considera equipollente ai sensi delle leggi 42/1999 e 251/2000;
- sono già ostetriche e infermieri pediatrici in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore (titolo che le leggi 42/1999 e 1/2002 hanno reso equipollente ai fini dell’esercizio della professione e del proseguimento degli studi).
Programmi delle università rispetto alle prove di ammissione
I test di ammissione al Corso di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche, come accennato sopra, possono essere autonomamente disposti da ogni Università. Questo, in sostanza, vuol dire che ogni ente riconosciuto può organizzare le prove nei tempi e nei modi che meglio vanno incontro alle proprie esigenze, cercando però di non perdere di vista quello che le direttive ministeriali impongono a tal proposito. La prova di ingresso alla specialistica in infermieristica, per legge, sarà sempre così impostata:
- 10 domande riguardanti le materie di studio delle Scienze umane e sociali;
- 10 domande volti ad accertare la conoscenza generica di argomenti di matematica, statistica, informatica e della lingua inglese;
- 10 domande sulla regolamentazione riguardante l’esercizio delle professioni sanitarie e la legislazione sanitaria nel suo complesso;
- 18 domande di cultura generale e ragionamento logico;
- 38 domande mirate ad attestare le conoscenze teoriche e pratiche delle professioni sanitarie ricomprese nella classe di laurea magistrale di interesse del candidato.
Queste sono le materie su cui, pertanto, verterà l’esame di ammissione. La disciplina vigente è molto chiara a tal proposito. Il candidato, infatti, verrà valutato in base alla preparazione che dimostrerà di avere su questi argomenti. Al punteggio conseguito al test iniziale, però, si dovranno aggiungere i punti che la normativa riconosce al singolo tenendo conto dei titoli accademici da questo posseduti. Questi ultimi, nello specifico, saranno così valutati:
- 7 punti per il diploma di laurea (3+2) che consente l’esercizio di una delle professioni sanitarie rientranti nella classe di laurea magistrale di interesse;
- 6 punti per il diploma universitario (laurea triennale) abilitante all’esercizio di una delle professioni sanitarie comprese nella classe di laurea magistrale d’interesse;
- 5 punti per i titoli riconosciuti dalla Legge 42/1999 abilitanti all’esercizio delle professioni sanitarie ricomprese nella classe di laurea magistrale di interesse;
- 5 punti per il DAI (ovvero il Diploma in Assistenza Infermieristica);
- da 0,50 a 1 punto per ogni anno – o frazione di tempo superiore a sei mesi – in cui il candidato ha prestato attività professionale documentata e pertinente ad una delle professioni sanitarie della classe di laurea magistrale di interesse (il punteggio massimo riconosciuto in questo caso è pari a 4);
- 0,50 punti per ogni altro titolo accademico o percorso formativo attinente seguito per un periodo pari o maggiore a sei mesi (anche in questo caso si tratta di punteggio cumulabile fino ad un massimo di 2 punti).
Che cosa fa il Laureato Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche
Un laureato Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, oltre a poter lavorare come paramedico e infermiere qualificato nelle strutture sanitarie semplici e nelle strutture sanitarie complesse, può sempre cercare di fare carriera come ricercatore e/o professore universitario. Dei vari servizi infermieristici, infatti, ci si può occupare anche in senso lato, partecipando e facendosi promotori di ricerche clinico- assistenziali o, in generale, lavorando con ricerca in ambito sanitario.
Chi predilige la pratica rispetto alla progettazione educativa, invece, con questa laurea ha la possibilità di progredire di livello all’interno del Sistema Sanitario Nazionale fino ad arrivare a ricoprire ruoli di prestigio come, per esempio, quello di dirigente infermieristico. In quanto funzionario qualificato e responsabile di uno o più reparti (o anche di una o più strutture), la persona chiamata a ricoprire questo ruolo dovrà organizzare e supervisionare i processi assistenziali sanitari, valutando i pro e i contro di ogni scelta (gestionale o economica che sia) e assicurandosi che il personale sotto sua diretta responsabilità rispetti le disposizioni da lui impartite e si comporti dimostrando diligenza e professionalità.
Laurea in scienze Infermieristiche: sbocchi professionali
Gli sbocchi professionali dei laureati magistrali in professioni sanitarie e, nello specifico, in infermieristica, sono tanti e diversi. Un laureato magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, detto sinteticamente, può infatti lavorare in tutte le strutture sanitarie (siano esse strutture pubbliche che strutture private). Riassumendo, quindi, questa figura professionale sarà particolarmente ricercata all’interno di:
- ospedali;
- ASL;
- Strutture medico – assistenziali facenti parte dell’SSN (Sistema Sanitario Nazionale);
- cliniche private;
- case di cura;
- centri di ricovero pubblici e privati;
- Università e/o enti di ricerca;
- Uffici della Pubblica Amministrazione operativi in ambito sanitario;
- Enti che si occupano dell’organizzazione dei servizi sanitari (attivi in questo caso sia nel settore privato che in quello pubblico).
Le strade da intraprendere per inserirsi in questo settore, come è facile intuire, saranno perciò due:
- il concorso pubblico;
- l’assunzione diretta da parte di un privato.
In entrambi i casi, però, il dottore in infermieristica dovrà dimostrare di avere tutti i requisiti necessari per lavorare in questo settore. In ambito pubblico, ovviamente, sarà il bando di selezione o l’avviso pubblico a determinare i criteri di idoneità. Solitamente, infatti, nello stesso vengono indicati i posti a concorso, le prove di selezione, le materie oggetto di studio, i criteri di valutazione dei candidati, il ruolo che i vincitori andranno a ricoprire, l’inquadramento ed ogni cavillo burocratico possibile per rendere il reclutamento più chiaro e trasparente possibile fin dall’inizio. Nel privato, invece, la selezione seguirà i processi tipici del recruiting del personale.
Vi sarà quindi un responsabile della selezione che si occuperà di: pubblicare l’annuncio di lavoro (indicando chi si può candidare e come), raccogliere i curriculum vitae ricevuti, organizzare e tenere i colloqui e, in fine, scegliere i candidati migliori. Discorso diverso, in fine, va fatto per chi vuole fare ricerca e, quindi, punta ad una carriera nel mondo accademico come ricercatore e/o professore universitario. In questo caso, difatti, la prassi da seguire è diversa e, talvolta, può seguire tempi diversi a secondo delle modalità di ingaggio e dei contratti di assunzione proposti dai vari atenei.
Un laureato magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche, difatti, può iniziare a lavorare come ricercatore universitario ottenendo un assegno di ricerca, una borsa di studio, un contratto di collaborazione o un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato. Lo stesso, inoltre, può anche accedere ad un dottorato di ricerca, essere assunto come assistente di un professore ordinario e, poi, sperare di avere tutte le carte in regola per ottenere, prima o poi, una cattedra all’interno dell’Istituzione Universitaria presso la quale ha prestato servizio o in altri istituti che, grazie alla mobilità nazionale o internazionale, potrebbero assumerlo a tempo determinato o indeterminato.
Chi decide di iscriversi ad un corso di laurea magistrale, comunque, nella stragrande maggioranza dei casi lo fa dopo aver conseguito un diploma universitario triennale, il che vuol dire che ha già trascorso un determinato periodo di tempo a formarsi. Puntare a lavorare nel settore pubblico o privato, oppure ancora scegliere di fare ricerca o meno, dopo la laurea magistrale sarà dunque una scelta dettata da tutta una serie di consapevolezze e aspirazioni professionali e personali già chiare e definite. In ogni caso, comunque, molto importante è non farsi trovare impreparati, cercando di intraprendere un percorso chiaro e preciso fin da subito che, se coerente e serio, aumenterà decisamente le possibilità di carriera in questo settore.