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Lo strano caso della tessera sanitaria a punti

La Lombardia starebbe pensando di introdurre una tessera sanitaria a punti per premiare chi fa prevenzione.

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L’assessore al welfare della Lombardia, Guido Bertolaso, qualche giorno fa ha proposto un’idea molto particolare che ha già alimentato una serie infinita di polemiche. L’ex capo della protezione civile ha parlato di “una tessera sanitaria a punti”, legata alle attività di prevenzione ed a stili di vita corretti. Non è molto chiaro come questa dovrebbe funzionare, sarà un documento regionale emesso appositamente? Ciò che c’è di certo è che eventualmente, al contrario di come accade con la patente dove i punti vengono sottratti, a questa ipotetica tessera potrebbero solo venire aggiunti. Si tratterebbe infatti di un meccanismo premiale che permetterebbe a chi ne fa uso di usufruire di alcuni benefit.

tessera sanitaria a punti

Tessera sanitaria a punti: come potrebbe funzionare

Il concetto di tessera sanitaria a punti verterebbe sulla prevenzione. Bertolaso ha infatti spiegato che ad oggi gli screening proposti dalla Regione Lombardia sono accolti da circa il 50% degli aventi diritto (nonostante siano gratuiti) e l’intenzione sarebbe ovviamente quella di aumentare al massimo tale percentuale. In questo senso la tessera sanitaria a punti agirebbe come incentivo. Le persone che dovessero usufruire di un meccanismo di questo tipo si ritroverebbero ad esempio ad avere skipass o entrate alle terme gratis, nonché la possibilità di andare a concerti e grandi eventi (sempre gratis). O perlomeno queste sembrano essere le ipotesi allo studio. Per Bertolaso “la prevenzione è importantissima” perché permette di salvare vite e contemporaneamente ridurre i costi della sanità pubblica. In questo senso una tessera sanitaria che prevede dei premi potrebbe tornare utile, è il ragionamento fatto. Le cose però potrebbero non essere così semplici.

Tessera sanitaria a punti: i lati positivi

Ovviamente il primo lato assolutamente positivo di un simile sistema risiede principalmente nella capacità di prevenzione delle malattie attraverso visite mediche ed esami diagnostici specializzati, che sarebbero pensati ed effettuati in base ai rischi delle varie età dei cittadini. Poter prevenire una malattia o comunque riuscire a prenderla per tempo è fondamentale per poterla sconfiggere o almeno tenerla sotto controllo senza gravi conseguenze per il malato. Si tratterebbe quindi di migliorare, a volte in maniera molto concreta, la qualità della vita di qualcuno che per sua sfortuna è rimasto vittima di una qualche patologia. E nei casi migliori addirittura di prevenire direttamente l’insorgenza della malattia stessa. Infatti l’intenzione di fare prevenzione non è certo in discussione, è più che altro il modo proposto che ha stupito molti. Un secondo indubbio vantaggio sarebbe poi quello legato ai costi. Meno cure (o zero cure) significa meno soldi pubblici spesi e quindi un grosso risparmio per le casse regionali.

Questi due punti vengono messi in forte relazione dall’ex capo della protezione civile, che sostiene come un meccanismo premiale potrebbe fortemente invogliare le persone ad effettuare esami di cui altrimenti si disinteresserebbero a causa degli impegni della vita quotidiana. Sarebbe quindi un modo per richiamare l’attenzione dei cittadini su un qualcosa che prima o poi potrebbe riguardarli molto da vicino e che farebbe inoltre risparmiare un bel po’ di soldi alla società. Secondo Bertolaso insomma, una simile iniziativa avrebbe solo vantaggi. Non per tutti però è così ed infatti la polemica è montata praticamente subito.

Le critiche: ci saranno sanzioni?

Come sempre accade in questi casi è salita immediatamente alla ribalta una pioggia di critiche, a volte anche del tutto fuori luogo. Ad esempio alcuni si sono espressi contro un presunto meccanismo sanzionatorio legato a questa tessera, dovesse mai vedere la luce, meccanismo che però di fatto non esiste. La logica sottostante è che se esistono dei premi allora devono esistere anche delle sanzioni, ma non è così. Un’eventuale tessera sanitaria a punti funzionerebbe un po’ come quella del supermercato, dove più compri, più ti vengono caricati dei punti i quali possono essere usati per avere prodotti in regalo. Nel caso in oggetto non si dovrebbe nemmeno comprare nulla visto che basterebbe semplicemente aderire agli screening gratuiti per un certo numero di malattie, come accennato distinte in base al rischio legato all’età.

“Ci sono cose più urgenti”

Un’altra critica, abbastanza prevedibile ma non per questo così sbagliata, è quella che sostiene che in questo momento le necessità più urgenti siano altre. Ad esempio l’accorciamento del tempo per fare visite ed esami e il ripopolare la regione di un buon numero di medici di base. A dirla tutta questi problemi non sono certo solo della Lombardia, che anzi è molto impegnata nel mitigare gli effetti negativi di una sanità post-Covid19, però è vero che la questione esiste e si potrebbe riassumere così: perché impegnarsi nel realizzare una tessera sanitaria a punti, pur con dei premi, quando i problemi da eliminare ci sono già e sono molto concreti? Non sarebbe meglio concentrarsi prima su quel che già esiste? Certo anche qui uno potrebbe rispondere “una cosa non esclude l’altra”. E qualcun altro potrebbe ribattere: “Sì ma perché dividere le forze (e le risorse)?” Bertolaso ha comunque precisato che le questioni lombarde che riguardano la sanità stanno già venendo affrontate quotidianamente. In questo senso si può citare certamente l’intenzione di ridurre di molto le liste di attesa in un periodo abbastanza breve.

Il presunto “classismo” dell’iniziativa

Fin qui la situazione è abbastanza chiara, ma altre critiche hanno più senso e vanno affrontate. Ad esempio c’è chi dice che l’iniziativa potrebbe risultare classista. Qui c’è da premettere che se è vero che ciò che propone Bertolaso è del tutto gratuito, è anche vero che non tutti hanno le stesse possibilità economiche e di movimento per affrontare viaggi atti a recarsi a fare screening e visite. E che allo stesso modo a molti mancherebbe addirittura il tempo necessario per farlo. Sostanzialmente chi è a casa o ha un lavoro con un orario più flessibile ed un buon stipendio risulterebbe molto più avvantaggiato nel partecipare alle visite che poi produrrebbero punti da caricare sulla tessera, gli stessi punti che poi darebbero diritto ai vantaggi di cui sopra. Cercando di essere i più neutrali possibile, dire che sia un’iniziativa classista è un’espressione del tutto esagerata, nel senso che non è certo quella l’intenzione del suo fautore. Però è indubbiamente vero che alcuni sarebbero più facilitati di altri nel partecipare agli screening e quindi anche nel ricevere i premi.

La tessera sanitaria a punti e gli stili di vita corretti

Un’ulteriore contestazione, forse la più profonda, riguarda i cosiddetti “stili di vita corretti”. Già perché la tessera sanitaria a punti potrebbe premiare le persone anche per avere comportamenti meno rischiosi per la propria salute. Ecco il problema qui è: chi li decide? Ed in base a cosa? Chiedere ad una persona di smettere di fumare può anche avere senso, ma per quanto riguarda ad esempio l’alimentazione come dovrebbe avvenire la redazione delle linee guida? Le persone, a parte i gusti personali, non mangiano tutte nello stesso modo anche a causa delle loro possibilità economiche. Di conseguenza uno stile di vita più “scorretto”, potrebbe risultare invece più corretto proporzionalmente ad un altro stile di vita più salutare, ma adottato da una persona con introiti molto più alti. Chi bisognerebbe premiare a quel punto? L’uno o l’altro? O entrambi? Insomma alcune cose sembrano davvero difficili da decidere senza creare un certo numero di diseguaglianze.

Per capirci meglio potremmo fare un esempio concreto: ci sono due famiglie di tre persone (genitori e un figlio). La prima, messi insieme i due stipendi porta a casa 2000 euro netti, la seconda 5000. La prima ha una sola auto vecchia e pur funzionante anche un po’ scassata, la seconda invece ha due auto più o meno recenti. I due adulti della prima famiglia hanno entrambi un lavoro stabile, ma nessuno dei due ha orari fissi, quindi mangiano un po’ quando capita, spesso seguendo i turni di lavoro. Uno dei due lavora tra l’altro in esterno ed è soggetto a caldo, freddo ed intemperie. I due adulti della seconda famiglia invece hanno anch’essi lavori stabili, ma fanno entrambi orario da ufficio, che in uno dei due casi è pure ridotto. Entrambe le famiglie sono molto attente alla salute, alla corretta alimentazione e più in generale al cercare di fare una vita il più possibile sana.

E’ chiaro come la prima famiglia non abbia le stesse possibilità economiche della seconda, né tantomeno le medesime possibilità di gestirsi il suo tempo libero (che probabilmente sarà minore). La stessa cosa vale quando i due nuclei familiari vanno a fare la spesa, nel primo caso la scelta sarà sicuramente più limitata che nel secondo. E la scelta di un cibo di minore qualità e varietà sembrerebbe essere quasi obbligata nonostante tutti gli sforzi possibili. La seconda sarà certamente avvantaggiata dal punto di vista degli stili di vita corretti. Domande da porsi quindi potrebbero essere: ci sarebbe differenza in un’eventuale premiazione? Potrebbero essere esclusi alcuni parametri non dipendenti dalla volontà delle persone? Detto che certamente prevedere e tenere in considerazione tutto è e sarà sempre impossibile, sembra comunque necessaria un’attenta riflessione insomma.

A parte questo va sicuramente specificato che è pur vero che l’iniziativa non è nemmeno nata e non si sa se vedrà mai la luce. Per ora siamo a livello di idea, quindi se è vero che ci sono molti dubbi, è anche vero che si sta discutendo di qualcosa che attualmente non esiste. Ed è quindi impossibile capire esattamente la bontà o meno di un’eventuale tessera sanitaria a punti. Facilmente potrebbe essere un documento nuovo, facoltativo, ed ottenibile dai cittadini su richiesta. Ciò permetterebbe a chi vuole di partecipare in maniera facile e veloce senza che questo generi differenze a livello di documenti personali. Chiunque insomma sarebbe autonomamente in grado di decidere se per lui possa essere un’attività sostenibile o meno, a seconda delle proprie condizioni di vita. Bertolaso ha comunque spiegato che si tratta di un qualcosa che se avverrà, sarà nel medio termine, in quanto bisogna vedere se l’idea sarà “praticabile” e nel caso come praticarla. Considerando tutte le critiche che in pochi giorni gli sono piovute addosso, non si può certo dire che all’ex capo della protezione civile manchino le idee né tantomeno il coraggio.

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