La manovra economico-finanziaria del 2011 ed alcune successive modifiche hanno messo mano anche allo Statuto dei Lavoratori. Nei fatti gli emendamenti votati tra settembre ed ottobre prevedono che gli accordi aziendali o territoriali potranno derogare non solo i contratti nazionali ma anche e sopratutto lo Statuto dei Lavoratori. Sarà molto più facile licenziare perchè sparisce anche la giusta causa ed il reintegro, infatti se nello Statuto dei Lavoratori resisteva, nonostante gli attacchi degli scorsi anni, l’articolo 18, ora nella realtà esso sparisce poiché con le deroghe territoriali o aziendali anche le imprese o ditte che hanno più di 15 dipendenti potranno licenziare senza giusta causa, dunque senza il reintegro previsto dall’articolo 18.
Tutto ciò è normato dall’articolo 8 della Manovra finanziaria. Da quel che è dato sapere la modifica stabilisce che, “fermo restando il rispetto della Costituzione, nonché i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali sul lavoro”, le idonee intese aziendali o territoriali “operano anche in deroga alle disposizioni di legge” ed alle “relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro”.
Le modifiche normate poi, prevedono anche che per essere valide le intese aziendali dovranno essere “sottoscritte a livello aziendale o territoriale da associazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”, e anche che le associazioni “territoriali” potranno realizzare intese con efficacia limitata al territorio dove esse operano. I temi su cui certamente si andrà ad intesa territoriale saranno “le mansioni del lavoratore, i contratti a termine, l’orario di lavoro, le modalità di assunzione, le conseguenze del recesso dal rapporto di lavoro”. Le nuove norme sembrano dunque voler, non solo cancellare i CCNL ma anche e sopratutto lo Statuto dei Lavoratori, infatti con la possibilità di deroghe territoriali si dà maggior peso alle organizzazioni sindacali di piccola entità ed anche ai sindacati locali, attuando una sorta di federalismo sindacale. La cosa, chiaramente non può che essere invisa ai sindacati nazionali poiché i loro referenti territoriali e le loro RSU, nei luoghi di lavoro andranno a breve a scontrarsi con agguerrite rappresentanze locali, così facendo poi i sindacati nazionali in breve tempo perderanno sia l’appeal che sopratutto l’utilità di esistere.
Da questa piccola rivoluzione delle norme inerenti i diritti del lavoro solo una certezza, dalle trattative aziendali è esclusa: “il licenziamento della lavoratrice in concomitanza del matrimonio, il licenziamento della lavoratrice dall’inizio del periodo di gravidanza fino al termine dei periodi di interdizione al lavoro, nonché fino ad un anno di età del bambino, il licenziamento causato dalla domanda o dalla fruizione del congedo parentale e per la malattia del bambino da parte della lavoratrice o del lavoratore ed il licenziamento in caso di adozione o affidamento”. La tutela della lavoratrice, almeno in questo punto resta.
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