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Millennials: altro che choosy. Nel lavoro sono stakanovisti

Molti lavorano in nero o più di quanto pattuito sul contratto. Non si stancano mai, viaggiano e investono sul futuro

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Ricordate l’espressione “choosy” con cui l’allora ministro del Lavoro, Elsa Fornero, etichettò i giovani italiani invitandoli a non mostrarsi troppo “schizzinosi” nei confronti delle offerte di lavoro? Nulla di più distante dalla realtà, stando al ritratto che dei “Millennials” (ovvero dei giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni) ha fornito il Censis. Un ritratto a tutto tondo, che indaga sulla sfera lavorativa, ma anche sugli stili di vita e sui modi di pensare, consegnandoci l’immagine di un gruppo di persone che investe tempo ed energia per costruire un futuro migliore.

Millennials
image by Anchiy

Imprenditori coraggiosi

L’indagine del Censis “Vita da Millennials: web, new media, start up e tanto altro” è stata realizzata per il Padiglione Italia di Expo. E ha preso le mosse dai dati che riguardano il lavoro (di cui noi qui ci limiteremo a parlare). Tra gli aspetti più interessanti e incoraggianti insieme, la spiccata propensione dei giovani all’imprenditorialità testimoniata dall’apertura, nel secondo trimestre del 2015, delle quasi 32 mila nuove imprese con un under 35 a capo. In pratica, tra aprile e giugno, hanno “acceso i motori” 300 start-up italiane al giorno guidate da giovani, il 3,6% in più di quelle avviate nel trimestre precedente. E non si pensi che il fenomeno abbia interessato solo i territori più avanzati. Anzi: nel Sud dell’Italia, il 40,6% di nuove imprese avviate, nel periodo preso in esame, è da collegare all’intraprendenza dei giovani. Nel totale: i Millenials a capo di un’azienda sono 594 mila, corrispondenti al 9,8% del totale nazionale.

Instancabili lavoratori

E passiamo ad altro, scoprendo come lavorano le “giovani leve” del Bel Paese. L’indagine del Censis ha certificato che 2,3 milioni di loro (ovvero il 46,7%) svolgono lavori di livello più basso rispetto alla propria qualifica. Con buona pace dell’ex ministro tecnico Fornero che pensava, invece, si dedicassero, con troppa insistenza, alla ricerca del lavoro ideale. Ancora: 1 milione di Millennials ha dichiarato di aver cambiato almeno due lavori in un anno; 1,2 milioni hanno ammesso di aver lavorato in nero, 1,8 milioni hanno svolto lavoretti per “sbarcare il lunario”, 1,7 milioni hanno firmato contratti di durata inferiore a un mese e 4,4 milioni hanno svolto stage non retribuiti. Ma c’è di più: i 18-34enni finiti sotto la lente del Censis hanno dimostrato di non risparmiarsi su nessun fronte tant’è che 3,8 milioni lavorano anche oltre l’orario formale. Di questi, 1,1 milione lo fa senza percepire uno straordinario, mentre 1,7 milioni riescono a intascare saltuariamente qualche compenso aggiuntivo. Ancora: 1,1 milione di Millennials italiani lavora di notte e quasi 3 milioni dedicano al lavoro anche i loro fine settimana. Infine: 1,8 milioni lavorano a distanza  (da casa o da una postazione lontana dal luogo di lavoro), 1,9 milioni sono pendolari e 2,5 milioni si spostano spesso dalla città in cui vivono. “Lavorano stando connessi, in modalità remota, con una dilatazione di tempi e luoghi di lavoro – ha messo nero su bianco, in una nota, il Censis – Con dedizione e disponibilità, vivono un tempo di lavoro che a volte fagocita il tempo di vita e l’impiego entra sempre di più nel quotidiano”. Più che “choosy”, stakanovisti. Spesso mal retribuiti.

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