Il recente appello a non licenziare del Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha toccato un argomento vitale, quello del mantenimento del posto di lavoro. In un’intervista a Repubblica il Ministro ha chiamato in causa gli industriali italiani, in particolare quelli che “hanno i bilanci in ordine”, i quali “devono fare il possibile per mantenere i livelli occupazionali”. Ed è infatti proprio la disoccupazione, a livelli ormai troppo elevati, ad influire pesantemente sull’economia nazionale, sui consumi e più in generale sull’intero tenore di vita della nazione. Niente che non si sappia a dire il vero, ma sempre meglio parlarne che non farlo.
Il ministro Guidi ha poi fatto riferimento anche al bonus 80 euro introdotto quest’anno dal governo Renzi, sul quale ha ritenuto “giusto” puntare: “gli 80 euro sono fatti ha spiegato la Guidi rispondendo ad una domanda su cosa avesse realmente fatto il governo per migliorare la situazione – come è un fatto il cosiddetto pacchetto competitività approvato prima della pausa estiva. Serve tempo perché le misure adottate producano effetti. Ma noi stiamo mantenendo le nostre promesse”. Un provvedimento, quello degli 80 euro in busta paga, sul quale non più di due settimane fa si era espresso anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, ammettendo: “Pensavo francamente che avessero più effetto, ma bisogna pensare – ha aggiunto – cosa sarebbe successo se non ci fossero stati”. Secondo Delrio infatti, quegli 80 euro “hanno avuto effetti se pur più mascherati”.
La situazione però non è certo rosea. Una serie di dossier (circa 160) riguardanti crisi aziendali sono attualmente sul tavolo del Ministro dello Sviluppo Economico. Dossier che toccano oltre 150.000 lavoratori. Bisogna insomma “salvare il lavoro” e per fare questo c’è bisogno che anche gli imprenditori facciano la loro parte.”il mio – ha spiegato ancora la Guidi – è un appello alla responsabilità sociale”. Le parole del Ministro, che appunto invitano gli imprenditori a non licenziare quando non obbligati dalle circostanze, arrivano a ridosso dei giorni del tanto atteso decreto “Sblocca Italia”, così chiamato proprio per l’obiettivo con le quali le misure in esso contenute sono state progettate: riuscire a far ripartire l’economia.
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