Forse non tutti lo sanno, ma in Italia esiste un’Anagrafe delle opere incompiute ovvero un elenco (più che corposo) di tutte le opere di interesse pubblico che non sono state portate a termine. Nonostante i soldi siano stati regolarmente investiti e siano, anzi, tendenzialmente aumentati rispetto a quanto preventivato all’inizio. Il Codacons ci ha dato un’occhiata e ha concluso che ci sono costate moltissimo e molto ancora ci costerebbero, se venissero ultimate.
I dati non sono recentissimi, ma rendono comunque bene l’idea di una situazione sempre più compromessa. Se nel 2013, infatti, le opere incompiute su tutto il territorio nazionale erano 692, nel 2014 il loro numero è cresciuto di quasi 180 unità raggiungendo quota 868. Per uno spreco di 4 miliardi di euro che, secondo il Codacons, rappresenta la risposta più indecorosa ai tentativi di risparmi e di spending review perpetuati negli ultimi anni. Di più: se si decidesse di portare a termine queste opere, i cittadini italiani dovrebbero sborsare ancora un altro miliardo e mezzo di euro. O giù di lì.
Per capire di cosa stiamo parlando, basti pensare ai ponti rimasti in sospeso, alle strade e autostrade da terminare, ma anche alle grandi infrastrutture che sono state iniziate e poi abbandonate all’incuria presenti in tutta Italia. Soprattutto in Sicilia dove se ne contano addirittura 215 (il record nazionale) o in Calabria dove le opere incompiute sono passate dalle 64 unità del 2013 alle 93 del 2014 (+29). Da segnalare anche la Puglia il cui numero di opere incompiute è passato, in un anno, da 59 a 81 (+22) e la Lombardia: da 19 a 35 (+16). Mentre l’Abruzzo si è limitato a “collezionare”, dal 2013 al 2014, solo 7 opere incompiute in più arrivando a contarne 40 in tutto. Andando a spulciare con più attenzione le cifre, il Codacons ha poi scoperto che il record di spreco spetta alla Città dello Sport di Tor Vergata a Roma, costata finora più di 607 milioni di euro. Per la cui realizzazione è stato interpellato un architetto da “urlo” come Santiago Calatrava, che ha lasciato l’opera a metà consegnando l’ennesimo eco-mostro al Bel Paese.
“Queste infrastrutture sono già costate in media 166 euro a famiglia – ha osservato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – e per portarle a compimento servirebbero altri 1,4 miliardi di euro. Risorse sottratte alla collettività costretta a finanziare dighe progettate negli anni ’60 e poi lasciate in stato di abbandono, porti inaugurati e mai utilizzati, strade che non portano in nessun posto perché lasciate a metà, strutture inutilizzate a causa degli elevati costi di gestione ecc…”. “E pensare che – ha aggiunto Rienzi – i miliardi finora spesi per tali infrastrutture irrealizzate avrebbero potuto abbattere la pressione fiscale per tutti i cittadini ed impedire la nascita di tasse come l’Imu o la Tasi, con benefici immensi per la collettività e l’economia nazionale”.
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