Nella giungla di imposte che alleggeriscono il portafogli degli italiani, un posto d’onore va sicuramente riservato alle patrimoniali. Ovvero a quelle che gravano sulla ricchezza dei contribuenti, intesa come possesso di beni immobili (case, terreni) e immobili (auto, moto, imbarcazioni ecc…), senza trascurare eventuali investimenti finanziari od operazioni che attestino la presenza di somme di denaro più o meno importanti. L’ufficio studi della Cgia di Mestre ha certificato che le 14 patrimoniali esistenti in Italia sono costate, nel 2014, qualcosa come 48,6 miliardi di euro. E ha altresì documentato che, dal 1990 ad oggi, il loro gettito è cresciuto in maniera inarrestabile, impattando inevitabilmente sul Pil e sulle tasche dei connazionali.
Partiamo dalla “schedatura” che comprende: l’imposta di registro e sostitutiva, le imposte di bollo, l’imposta ipotecaria, quella sui diritti catastali, l’Ici, l’Imu e la Tasi, il bollo auto, il canone Rai, l’imposta sulle transazioni finanziarie, quella sul patrimonio netto delle imprese, l’imposta sulla secretazione dei capitali “scudati”, quella sulle successioni e donazioni, le imposte straordinarie su immobili e depositi e l’imposta sui beni di lusso. Una sequela serrata che, come già detto, l’anno scorso è costata 48.653 milioni di euro agli italiani, con un gettito sul Pil pari al 3%. Cifre significativamente distanti da quelle rilevate nel 1990 (da dove parte la serie storica monitorata dalla Cgia) che faceva registrare un costo complessivo delle patrimoniali fermo sui 10.393 milioni di euro e un’incidenza sul Pil pari all’1,5%
Ma quali sono le imposte che fanno più male? Senza alcun dubbio, l’Imu e la Tasi che nel 2014 sono costate 24.728 milioni di euro (più della metà del totale). A seguire, l’imposta di bollo (7.972 milioni di euro) e il bollo auto (6.103). E che scenari si profilano per il futuro? L’importo complessivo delle patrimoniali dovrebbe raggiungere, quest’anno, la stessa cifra dell’anno scorso, mentre qualcosa potrebbe cambiare, a partire dal 2016. “Se il governo confermerà l’abolizione delle tasse che gravano sulla prima casa, dell’Imu agricola e quella sugli imbullonati – ha osservato Paolo Zabeo della Cgia – nel 2016 dovremmo risparmiare 4,6 miliardi di euro: vale a dire uno sconto che sfiora il 10%”.
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