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Pensione minima a 780 euro al mese: la proposta dei sindacati

Pensione minima per tutti a 780 euro al mese, indipendentemente dai contributi versati. Questa la proposta dei sindacati avanzata al Governo

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Il futuro pensionistico degli italiani è molto incerto, soprattutto per coloro che rientrano esclusivamente nel metodo di calcolo contributivo. Arriva una nuova proposta sul fronte pensione, ossia quella di garantire un importo minimo non inferiore i 780 euro al mese, indipendentemente dall’ammontare contributivo accumulato.

Pensione minima a 780 euro al mese

pensione minima

Il Governo con l’appoggio dei sindacati, sta lavorando ad una nuova idea connessa al mondo della pensione. Sono sempre di più i pensionati che ricevono assegni minimi, con il cui importo non riescono a fronteggiare le spese quotidiane. Proprio per questo motivo, bisogna correre ai ripari, in maniera da non far peggiorare la situazione in futuro. La proposta è proprio quella di garantire una pensione minima di 780 euro ai futuri pensionati, indipendentemente dall’ammontare contributivo che hanno accumulato nel corso della loro carriera professionale. Si tratta di un’idea che vuole sostenere tutti coloro che rientrano nel sistema di calcolo contributivo, in maniera da garantire loro un minimo pensionistico così da poter vivere degnamente ed arrivare a fine mese senza grossi problemi.

Il sistema di calcolo contributivo

Il sistema di calcolo contributivo, viene adoperato per fissare l’ammontare dell’assegno pensionistico. In pratica, più contributi sono stati versati nel corso della vita lavorativa, più l’ammontare dell’assegno aumenta. Viceversa, minori sono i contributi versati e minore sarà l’importo mensile che i pensionati riceveranno. Si tratta di un sistema che andrà a penalizzare le nuove generazioni, considerando le attuali caratteristiche del mondo del lavoro. Infatti, oggi è difficile avere una carriera lavorativa continua e prolungata nel tempo, che possa permettere di accumulare abbastanza contributi. I giovani entrano nel mondo del lavoro sempre più tardi, in più si trovano a dover accettare lavori saltuari ed alcune volte anche a nero. Possiamo ben capire che se a questi verrà applicato il calcolo contributivo, l’ammontare dell’assegno pensionistico sarà davvero misero.

L’innalzamento della pensione minima

Per aiutare le nuove generazioni, il Governo sta prendendo in considerazione tutta una serie di misure ed ipotesi, per andare a modificare il sistema pensionistico. In particolar modo l’idea che va per la maggiore è proprio quella di aumentare la pensione minima, portandola a 780 euro al mese. Questa sarebbe la somma di denaro sufficiente per il sostentamento di un individuo. Considerando l’attuale metodo di calcolo contributivo e le caratteristiche del mercato del lavoro odierno, in futuro c’è la reale e concreta possibilità che la pensione scenda ancora di più, arrivando ad assegni più miseri ed insignificanti.

Le proposte dei sindacati

I sindacati chiedono al Governo di avviare al più presto delle modifiche alla pensione. In particolare, bisogna riconoscere a tutti coloro che hanno incominciato a lavorare dopo il 1996, dei contributi figurativi, validi anche per i periodi di lavoro discontinuo, la disoccupazione involontaria (non coperta da Naspi o altri ammortizzatori sociali), per gli sforzi di carattere formativo e di riqualificazione, per i periodi di bassa retribuzione, per il lavoro di cura alla famiglia ed a soggetti non autosufficienti. Ed ancora, gli stessi sindacati chiedono delle maggiorazioni contributive per le lavoratrici madri oltre che di rivedere le normative per il riscatto della laurea, oggi considerato ancora troppo oneroso. Lo scopo è proprio quello di aiutare gli individui ad avere una pensione sufficiente per vivere la propria vita dopo il lavoro.

Chi ha diritto alla pensione minima di 780 euro al mese?

Potranno accedere alla misura tutte le persone, che hanno maturato i requisiti necessari per accedere alla pensione ed hanno incominciato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996. Queste, avrebbero diritto alla nuova pensione minima, indipendentemente dal numero di contributi versati. Inoltre, è importante ricordare, che 780 euro al mese è la base di partenza, che potrebbe crescere in proporzione al numero di anni di contributi accumulati. Il Governo si è detto interessato a questa ipotesi, tutto però dipenderà dalle risorse economiche a disposizione. Infatti, qualsiasi tipologia di riforma pensionistica deve essere sostenibile, questo significa che bisogna avere a disposizione i fondi necessari per avviarla. I sindacati dei lavoratori si considerano soddisfatti e fiduciosi, affinché si possano avviare dei lavori, in grado di garantire una pensione dignitosa a tutti, con particolare riguardo nei confronti delle nuove generazioni.

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