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Pensione Quota 41, chi può ricorrervi?

Che cos’è la pensione Quota 41, quali sono i requisiti per accedervi e quali categorie di lavoratori possono richiederla.

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Tra i vari “canali” utilizzabili dai lavoratori per poter andare in pensione, vi è anche la possibilità di ricorrere a Quota 41, la misura che in alcune ipotesi permette di anticipare ulteriormente la data in cui finire la propria attività lavorativa. Come intuibile, infatti, il lavoratore che ricorre a Quota 41 può andare in pensione indipendentemente dalla sua età anagrafica, a patto che consegua 41 anni di età contributiva. Ne deriva che, in termini potenziali, chi ha avviato la propria attività lavorativa a 18 anni, potrebbe ambire ad andare in pensione a “soli” 59 anni. Ma chi può beneficiare di questa eventualità, che l’esecutivo vorrebbe peraltro estendere a tutti i lavoratori nel corso dei prossimi anni?

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Quota 41: i requisiti

Per poter comprendere pienamente chi siano i lavoratori che possono realmente andare in pensione con Quota 41, giova innanzitutto rammentare quali siano i requisiti che bisognerebbe soddisfare:

  • età contributiva: come anticipato, è necessario che il lavoratore abbia maturato almeno 41 anni di contributi validi ai fini pensionistici;
  • lavoro precoce: il lavoratore deve essere “precoce”, nel senso che deve aver maturato almeno 12 mesi di contributi prima di aver compiuto i 19 anni di età anagrafica;
  • appartenere a una delle classi di maggiore tutela che l’iniziativa di legge ha voluto prevedere, e che il governo vorrebbe ora estendere a più categorie, fino a – potenzialmente – includere tutti i lavoratori.

Pensione con Quota 41: quali sono i profili di tutela

Per poter schematizzare in maniera sintetica e più semplice il panorama delle varie ipotesi, le abbiamo riportate nei 5 punti del seguente elenco:

  • disoccupati: lavoratori dipendenti che oggi non sono occupati a causa di licenziamento, dimissioni per giusta causa, risoluzione consensuale, che non abbiano percepito la Naspi per almeno tre mesi;
  • caregiver: lavoratori dipendenti o lavoratori autonomi che da almeno sei mesi di tempo stanno assistendo il coniuge o un parente di primo grado, convivente, affetto da handicap, o un parente o affine entro il secondo grado di parentela, ammesso che conviva e se i genitori o il coniuge della persona affetta da handicap abbia compiuto il 70mo anno di età, o siano essi stessi invalidi o deceduti;
  • invalidi: lavoratori dipendenti o lavoratori autonomi che abbiano un grado di invalidità (ovvero, di abbassamento delle proprie potenzialità lavorative) almeno pari al 74%;
  • gravosi: ci si riferisce in questo caso alle 15 categorie di professioni che la l. 205/2017 elenca. Dunque, non basta essere un lavoratore che svolge un’attività gravosa per poter accedere alla pensione in Quota 41, perché il lavoratore deve aver rispettato anche gli altri due requisiti del precedente paragrafo. Inoltre, i lavoratori che svolgono attività gravose devono aver effettivamente condotto tale professione per almeno sei anni, in via continuativa, negli ultimi sette anni, o per almeno sette anni negli ultimi dieci anni;
  • usuranti o notturni: si tratta in questo ultimo caso di lavoratori che svolgono attività usuranti come definite dall’art. 2 del d.m. 19 maggio 1999 del Ministero del Lavoro (si pensi a chi lavora in cava o in miniera), o che sono notturni, ovvero lavorano per almeno 6 notti, per almeno 64 giorni lavorativi, o coloro che prestano lavoro per almeno 3 ore tra le 24 e le 5 del mattino nell’intero anno lavorativo. Rientrano in questo ultimo punto anche i lavoratori che sono inseriti all’interno di una catena di montaggio, o i conducenti di veicoli con capienza pari ad almeno 9 posti, utilizzati per il trasporto pubblico collettivo.

Per poter comprendere chi possa andare effettivamente in pensione con Quota 41, è dunque utile cercare di capire quali siano i profili di tutela che il legislatore ha evidentemente ritenuto essere meritevoli di questa opportunità di anticipo del trattamento pensionistico.

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