Dal primo gennaio l’importo delle pensioni salirà dell’1,1% grazie allo sblocco della perequazione automatica, ossia la rivalutazione degli assegni di pensione assegnati dagli enti previdenziali. Ad essere esclusi saranno coloro che ricevono una pensione superiore ai 3.012 euro lordi.
In concreto questi sono gli aumenti previsti per ogni categoria:
- Pensione sociale: 373,32 euro al mese
- Assegno sociale: 453 euro mensili
- Trattamento minimo: 507,41 euro al mese
- Pensioni da 1.000 euro lordi al mese: aumento di 11 euro
- Pensioni da 1.600 euro lordi: aumento di 16,72 euro
- Pensioni da 2.100 euro lordi: aumento di 17,33 euro
- Pensioni minime: aumento di 71 euro all’anno
- Pensioni comprese tra 1.500 e 3.000 euro mensili: aumento annuo che va dai 200 ai 260 euro lordi
Secondo l’ultimo rapporto Istat è stato rilevato che tutte le categorie dei pensionati tenderà a diminuire, tranne quelle sociali e le pensioni di invalidità civile. Il calo che più è stato evidenziato è quello delle pensioni di vecchiaia che sono di oltre 90.000 in meno, l’invalidità previdenziale e i superstiti diminuite rispettivamente di 57.000 e circa 29.000 unità.
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Sempre secondo il rapporto sono però aumentati i pensionati sociali (5.000), ossia i cittadini italiani ed extracomunitari con carta di soggiorno che abbiano compiuto 65 anni che risultano senza una fonte di reddito o comunque di modesto importo (massimo 4.805,19 euro lordi annui se il pensionato è da solo oppure di 9.610,38 euro lordi annui se cumulati con quanto percepito dal coniuge). Aumentano invece a più 52.000 coloro che percepiscono l’invalidità civile. Questo genere di aiuto economico viene erogato a coloro ai quali è stata riconosciuta dalla legge una reale difficoltà a compiere le normali attività della vita quotidiana, lavorativa o sociale. Inoltre, il beneficiario dell’assegno di invalidità civile deve avere un’età compresa tra i 18 e i 65 anni, non deve svolgere attività lavorativa e il reddito annuo personale non deve essere superiore ai 4.805,19 euro.
Pensione donne: ancora differenze di genere
Le donne pensionate, rappresentano la maggioranza con una percentuale del 52,7% e guadagnano mediamente 6.000 euro in meno all’anno rispetto agli uomini. Dal 2018 però una differenza di genere sarà cancellata infatti l’età diventerà la stessa degli uomini: 66 anni e 7 mesi per poter andare in pensione nel settore privato. In ogni caso, anche se le differenze tra uomini e donne pensionati è ancora palese, secondo il rapporto Istat sembra essere leggermente diminuito passando dal 64,6% del 2005 al 59,2 per cento del 2016 per tutte le prestazioni pensionistiche. Per quanto riguarda le pensioni di vecchiaia, nel 2016 gli uomini percepivano un assegno del 62,1% in più rispetto alle donne contro il 72,6% del 2005. Ma non è solo l’importo dell’assegno di pensione ad essere diverso in quanto si evidenzia, secondo il rapporto, anche una differenza territoriale. Infatti nel Nord-Est l’ammontare medio dell’assegno di pensione supera del 18,2% quello del Mezzogiorno. Inoltre 16 donne anziane su 100 non ricevono alcuna forma di assegno pensionistico contro gli uomini che sono solamente 3 su 100.
Legge di bilancio 2018 e pensioni: le novità sulle pensioni anticipate
Si decideranno oggi tutti i provvedimenti contenuti nel disegno della Legge di Bilancio 2018 a riguardo delle pensioni anticipate in quanto si andrà al voto in aula alla Camera dei Deputati. Delle leggere modifiche rispetto alla legge precedente sembrano essere state fatte dopo mesi di discussioni. Una delle novità il fatto di non considerare l’aspettativa di vita per tutti quei lavori considerati gravosi e le categorie aumentano a quindici oltre ad essere stato allargato il ventaglio dell’Ape Sociale a carico di queste stesse categorie. Per quanto riguarda l’emendamento sul cumulo gratuito dei contributi la notizia negativa è che non è stato approvato mentre non ci sono novità a riguardo della proroga dell’opzione donna.
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