C’è una novità introdotta dal decreto legislativo 65/2015 che, secondo alcuni osservatori, è destinata a danneggiare i pensionati italiani. L’articolo 6 del provvedimento prevede, infatti, lo spostamento, dal primo giorno non festivo al secondo giorno bancabile del mese, dell’accredito dell’assegno erogato dall’Inps. Uno slittamento che ai più potrà sembrare ininfluente, ma che secondo gli osservatori più intransigenti potrà, invece, creare qualche problema ai pensionati italiani. E di riflesso, farà risparmiare più di qualche “spicciolo” alle casse pubbliche. Vediamo perché.
Iniziamo col dire che la misura, che entrerà in vigore dal primo gennaio del 2017, coinvolgerà 15,8 milioni di ex lavoratori beneficiari di 21 milioni di pensioni in tutta Italia. I quali, per portare a casa il loro assegno, dovranno aspettare il secondo giorno bancabile del mese e mettere in conto la possibilità che i soldi arrivino con un po’ di ritardo. Il quotidiano Libero ha interpellato l’esperto di diritto del lavoro e di questioni previdenziali, Massimo Cammarota, che ha dichiarato: “A differenza di quanto deliberato dal Cda dell’ Inps, che disponeva che le pensioni venissero pagate il primo giorno non festivo del mese, il decreto del governo determina due cambiamenti. Il primo evidentissimo: tra primo e secondo giorno del mese, mentre l’altra modifica consiste nel cambio da giorno non festivo a bancabile. Così la valuta degli accrediti – ha spiegato Cammarota – verrebbe spostata non di un solo giorno, cosa già inaccettabile, ma comporterebbe il raddoppio delle probabilità che uno dei due giorni interessati sia festivo, con un ulteriore slittamento dei pagamenti”. Cosa vuol dire concretamente? Che se il primo giorno del mese cadrà di sabato, bisognerà armarsi di tanta pazienza perché, per intascare la pensione, bisognerà aspettare il martedì successivo (il secondo giorno bancabile appunto).
E c’è già chi ha consultato il calendario del 2017 concludendo che la novità introdotta dal decreto legislativo determinerà un ritardo complessivo di 29 giorni (nell’arco dell’intero anno) nel pagamento delle pensioni. Di più: gli stessi solerti osservatori hanno dedotto che, alla base della mossa del Governo, ci sia la volontà (o necessità) di fare cassa perché con lo slittamento (anche di un solo giorno) del pagamento degli assegni destinati ai 15,8 milioni di pensionati italiani sarà possibile risparmiare milioni di euro in interessi.
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