Il tema della ripresa della economia europea, continua a caratterizzare non poco la discussione politica, soprattutto in considerazione dell'importanza che la stessa potrebbe avere sulla tenuta della moneta unica, messa spesso in discussione da chi ormai la ritiene una delle cause della debolezza dell'Europa. Se gli analisti di Standard & Poor's si sono dichiarati ottimisti circa una ripresa dell'Eurozona già a partire dal 2013, in un rapporto appena elaborato, Olli Rehn, il commissario agli affari economici, è di ben altro parere, tanto da spingersi ad allontanare di un anno l'evento atteso ormai con ansia dalle istituzioni politiche e finanziarie europee, oltre che dai cittadini dell'Unione.
Se ieri Mario Draghi aveva affermato che nonostante una certa debolezza, la situazione economica europea dovrebbe mutare nella seconda metà dell'anno, Olli Rehn ha affermato infatti che i segnali di ripresa tanto auspicati non si vedono all'orizzonte e che comunque la ripresa dovrebbe avvenire per gradi e solo nel 2014, sotto il segno della normalizzazione, non certo dell'esuberanza. In questo senso, peraltro, secondo Rehn, alcuni segnali già si possono intravvedere, a macchia di leopardo, pur essendo per ora abbastanza limitati.
Una prudenza, quella del commissario agli affari economici, che sembra fare da contraltare al cauto ottimismo palesato dal governatore della Banca europea, anche se non in maniera clamorosa. Mario Draghi, infatti, aveva affermato dal suo canto che la situazione economica del 2013 dovrebbe ricalcare per grandi linee quella dell'anno appena terminato, con rischi sbilanciati verso il basso, evocando però la possibilità di una ripresa già nel corso della seconda metà dell'anno.
Rehn ha anche toccato il tema riguardante l'Italia, in particolare sull'Imu, che è ormai diventata un tema caldo della campagna elettorale in atto, soprattutto dopo il vero e proprio fuoco di sbarramento messo in atto da Silvio Berlusconi, con l'intento di colpire quel Mario Monti denunciato ormai come un vero e proprio usurpatore. Al riguardo, Rehn ha affermato che se da un lato si possono sempre considerare degli aggiustamenti sulle politiche elaborate, è comunque di estrema importanza che il nostro paese continui a muoversi sulla strada intrapresa, quella di un consolidamento dei conti pubblici ispirato dalla prudenza, al fine di ottenere l'agognato pareggio di bilancio, restando al contempo fuori da acque agitate. Sembra una risposta indiretta ad una campagna elettorale nella quale praticamente tutti i leader politici, dal Cavaliere a Monti, passando per Bersani, hanno già fatto sapere la loro intenzione di abolire la contestata tassa sugli immobili o ridefinirla in modo da renderla più aderente ai rilievi mossi dall'Unione, che ne aveva contestato i profili di equità, messi in dubbio dalla mancanza di progressività.
Rehn, infine, non ha risparmiato una stoccata a Silvio Berlusconi, quando ha affermato che il problema del nostro paese è stato soprattutto quello di non avere avuto una coerente politica di bilancio sino al 2011, di cui si è dotata solo nel novembre dell'anno, in concomitanza con l'avvento di Mario Monti. Un assist non da poco, per il Professore.
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