L’utilizzo dei tablet e degli smartphone di nuova generazione sta generando significativi effetti benefici al mondo del lavoro, spingendo la produttività complessiva e incrementando la fruizione del telelavoro. Ad “ufficializzarlo” è una recente ricerca condotta da uno dei big planetari in materia di recruitment del management di alto e medio livello, Hays, che ha cercando di analizzare un fenomeno in continua ascesa, i cui tratti distintivi sembrano oramai abbracciare qualsiasi tipologia di mercato, maturo e in corso di maturazione.
La ricerca di Hays si sofferma soprattutto sul telelavoro. La modalità di lavoro “a distanza”, non più tardi di due decenni fa, sembrava poter garantire un sicuro successo alle aziende che avessero optato per questo scenario organizzativo per ridurre tempi e costi dei processi di produzione. Poi, una serie di intoppi burocratici, legislativi e tecnologici, hanno generato un rallentamento degli auspici degli aspiranti telelavoratori. Infine, nel corso degli ultimi anni, la comparsa del vero e proprio boom del telelavoro, con il remote working che si sta allargando a settori finora inesplorati, riscuotendo la fiducia di lavoratori dipendenti, liberi professionisti, datori di lavoro.
Poco o nulla è escluso al telelavoro. Firme digitali, cloud computing e altre innovazioni degli ultimi tempi, permettono a manager e lavoratori gerarchicamente coordinati di poter svolgere qualsiasi progetto e processo, indipendentemente dal luogo in cui si trovano. Ne è conseguita – riporta Hays – una crescita esponenziale della produttività, tanto che oggi chi utilizza coerentemente (e correttamente) smartphone e tablet per poter gestire a distanza il proprio lavoro, lo fa con un tasso di produttività aumentato del 60% rispetto all’approccio più “ordinario”.
I vantaggi del telelavoro sono d’altronde sotto gli occhi di tutti, e le aziende – dopo qualche parentesi di miopia manageriale – sembrano aver colto tutti i lati positivi del remote working: grazie al lavoro a distanza è possibile tagliare i costi (aziendali e del dipendente, ad esempio legati alla mobilità) e, soprattutto, migliorare la spinta motivazionale del lavoro, consentendogli di gestire in maniera più autonoma la sinergia tra le esigenze della vita privata e quella della vita lavorativa e professionale.
A commentare i risultati ai quali è giunta la ricerca è stato, negli scorsi giorni, lo stesso managing director di Hays Italia, Carlos Manuel Soave, secondo cui “il remote working potrebbe trasformare definitivamente il panorama lavorativo a livello globale, permettendo a colleghi separati dalle distanze geografiche, di collaborare nello stesso team grazie a un semplice clic. Dal punto di vista della selezione, questo comporta in primis un aumento della competitività: un’azienda con sede in Italia, per esempio, potrà selezionare una rosa di professionisti senza più tenere in considerazione i vincoli legati alla distanza. Potranno essere valutati anche professionisti che fisicamente vivono a centinaia di chilometri dall’head office”.
Proprio la possibilità di sfruttare le potenzialità di un team eterogeneo per caratteristiche territoriali, sembra essere uno dei punti di maggiore forza del telelavoro. Assembleare squadre “rafforzate” dalla multiculturalità, dal mix di esperienze e di competenze internazionali, dalle reciproche ambizioni, sembra essere uno dei fondamentali acceleratori della potenzialità del telelavoro rispetto ad altre forme più ordinarie di organizzazione. Ne è la conferma la gamma di investimenti che alcuni Paesi europei stanno compiendo sul fronte della banda larga, e che vedono – purtroppo – l’Italia in arretrato nella predisposizione di un piano omogeneo realmente competitivo.
Insomma, il telelavoro è una risorsa importante, essenziale, imperdibile. “Oggi viene visto come vantaggioso da entrambe le parti” – dichiara Soave ricordando quando dipendenti e aziende guardavano con scetticismo al nuovo che avanzava – “Tuttavia il mercato deve dotarsi di linee guida comuni, parificando i telelavoratori ai lavoratori tradizionali: per esempio, servono regole ferree sin da subito in ambito di sicurezza e anche chi lavora da casa o da una postazione portatile deve equipaggiarsi con i più sofisticati strumenti di conservazione e sicurezza dei dati”.
A nostro parere, come spesso accade quando innovazioni concrete conducono a facili ed eccessivi entusiasmi, anche il telelavoro non può essere accolto come una sorta di grazia pagana nel mondo professionale: le occasioni di confronto reale, gli incontri faccia a faccia o – in parziale surroga – le video riunioni, continuano ad essere necessarie occasioni per poter migliorare lo spirito di squadra, evitando la totale dematerializzazione delle relazioni.
Inoltre, conclude Soave, non tutti i professionisti riescono a dare il meglio in un contesto lavorativo da remoto. Alcune risorse risultano essere più produttive se inserite in un contesto lavorativo tradizionale. Sta all’abilità dei responsabili delle risorse umane individuare i candidati più adatti a un progetto di telelavoro”.
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