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Professione insegnante: come cambia la scuola con la riforma Gelmini

La riforma Gelmini ha cambiato in modo radicale la scuola e la formazione iniziale degli insegnanti, che attualmente si trovano a fare i conti con delle regole diverse per accedere all’insegnamento. Il nuovo regolamento che è entrato in vigore dal 15 febbraio, si propone di valorizzare la funzione del docente attraverso l’acquisizione di competenze disciplinari, …

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La riforma Gelmini ha cambiato in modo radicale la scuola e la formazione iniziale degli insegnanti, che attualmente si trovano a fare i conti con delle regole diverse per accedere all’insegnamento.

Il nuovo regolamento che è entrato in vigore dal 15 febbraio, si propone di valorizzare la funzione del docente attraverso l’acquisizione di competenze disciplinari, psico-pedagogiche, organizzative e relazionali necessarie a far in modo che gli allievi raggiungano i risultati di apprendimento, previsti dall’ordinamento vigente.

Quanto ai percorsi formativi finalizzati all’insegnamento variano in base al grado dell’istruzione scolastica.

COSA E’ CAMBIATO?

Il nuovo Decreto si basa principalmente su quattro punti fondamentali: il tirocinio; la fine dell’accesso illimitato all’insegnamento; l’inserimento immediato nelle scuole in relazione ai posti disponibili; infine, all’insegnante sarà richiesto di avere una maggiore conoscenza della lingua inglese e delle nuove tecnologie.

Con il nuovo sistema per insegnare nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria sarà indispensabile:

– possedere una laurea quinquennale, (Laurea in Scienze della formazione primaria) a numero programmato con prova di accesso che consentirà di conseguire l’abilitazione per la scuola primaria e dell’infanzia;

– rafforzare le competenze disciplinari e pedagogiche, attraverso un tirocinio nella scuola, in cui è previsto anche un apposito percorso laboratoriale per la lingua inglese e le nuove tecnologie;

– dare attenzione al problema degli alunni con disabilità, prevedendo che in tutti i percorsi ci siano insegnamenti in grado di consentire al docente di avere una preparazione di base sui bisogni speciali.

Per insegnare nella scuola secondaria di primo e secondo grado invece occorreranno i seguenti requisiti:

– laurea magistrale completata da un anno di Tirocinio formativo attivo;

– è prevista una rigorosa selezione per l’ingresso alla laurea magistrale a numero programmato basato sulle necessità del sistema nazionale d’istruzione, composto da scuole pubbliche e paritarie;

– l’anno di Tirocinio formativo attivo contempla 475 ore di tirocinio a scuola (di cui almeno 75 dedicate alla disabilità) sotto la guida di un insegnante tutor;

– rispetto al percorso SSIS (Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario), si prende il meglio di quell’esperienza, evitando la ripetizione degli insegnamenti disciplinari, approfonditi già nella laurea e nella laurea magistrale, per concentrarsi sul tirocinio (incrementato), sui laboratori e sulle didattiche.

I TIROCINI

Gli Uffici scolastici regionali organizzeranno e aggiorneranno gli albi delle istituzioni scolastiche accreditate che ospiteranno i tirocini in conformità a appositi criteri stabiliti dal Ministero, evidenziandone buone prassi e specificità. Gli USR avranno anche funzione di controllo e di verifica sui Tirocini. Sino alla costituzione degli albi, le Università scelgono liberamente le scuole di concerto con gli USR che mantengono compiti di vigilanza. Il consiglio di corso di tirocinio, che prevede la presenza di scuola e università, ha compiti di coordinamento e di progettazione e rappresenta il terreno di incontro e di raccordo tra le due realtà. Le commissioni di abilitazione prevedono un equilibrio tra scuola e università e un peso determinante del tirocinio e della prova didattica sul voto di abilitazione. L’anno di tirocinio prevede forme di coprogettazione del percorso tra istituzioni scolastiche e atenei. E’ stato previsto uno specifico spazio di laboratori destinati ad approfondire quanto è fatto in classe.

ALTRI PERCORSI DÌ FORMAZIONE

È previsto che la formazione dei docenti per il sostegno sia destinata alle università, pur prevedendo la possibilità di specifici accordi con gli enti del settore, in attesa di una futura classe di concorso che qualifichi il servizio. Sono previsti percorsi di specializzazione per il CLIL (insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado di una materia non linguistica in lingua straniera).

PRECARI NON ABILITATI E DIPLOMATI

Coloro che sono precari privi di abilitazione o anche ex diplomati d’istituti magistrali, che non hanno conseguito la laurea, possono ottenere l’abilitazione purché sostengano e superino delle prove di accesso specifico che mirino a valutare la loro preparazione disciplinare.

Con il vecchio sistema per insegnare nella scuola dell’infanzia e in quella primaria invece bastavano la laurea quadriennale a ciclo unico con test d’accesso al primo anno e la scelta, dopo un biennio comune, dell’abilitazione per la scuola primaria o per la scuola dell’infanzia; per insegnare nella scuola secondaria di primo e secondo grado erano necessarie la laurea magistrale e due anni di SSIS (Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario).

La nuova riforma dell’insegnamento mira principalmente a formare i futuri professori su materie non tradizionali. L’obiettivo è di far acquisire maggiori competenze per ciò che riguarda le conoscenze della lingua inglese e delle nuove tecnologie. Con la formula del tirocinio formativo, la riforma mira a un incontro tra scuole superiori e università, abbreviando il percorso per accedere all’insegnamento, che negli anni scorsi passava per la SSIS.

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