sull’Atdal, l’associazione che si occupa delle problematiche legate al mondo del lavoro over 40; in un’intervista rilasciata pochi giorni fa al sito l’Altra età, il vice-presidente Armando Rinaldi ha provato a fare il punto della situazione. Secondo l’Istat i disoccupati tra i 35 e i 44 anni sono cresciuti di oltre il 30% tra il 2004 e il secondo trimestre del 2012, passando da 426,644 a 597,316. Rinaldi però, interpellato sulla questione, ha snocciolato cifre ben differenti: 1,5 milioni nella fascia “over 40-over 60”. La realtà italiana dipinta dai dati non sembra essere univoca. Abbiamo già scritto ieri
I disoccupati over 45, stando ad un’indagine della Commissione Lavoro del Senato, nel periodo 2003-2005 erano circa 750.000. Adesso, secondo il vice-presidente Atdal sarebbero “raddoppiati”. In realtà, se i dati differiscono effettivamente da quelli dell’Istat, va detto che allo stesso modo differiscono anche le fasce d’età (35-44 anni e over 40-over-60). Emerge più che altro quanto sia difficile stimare un numero preciso di chi è in età adulta e non lavora perchè non può farlo, a causa dell'impossibilità di trovare un qualsiasi impiego. Ciò che invece traspare molto chiaramente dall’intervista è che sembra che in otto anni, nessuno, a livello istituzionale abbia mai fatto nulla in merito: “Nel 2005 – spiega Rinaldi – la Commissione di Indagine del Senato produsse una relazione, approvata all’unanimità, nella quale si riconosceva che il problema della disoccupazione degli over45 era un problema grave e sosteneva la necessità di urgenti ed efficaci interventi legislativi”. Da allora continua l’ex dirigente, “nulla di sostanziale è mai stato fatto”. Venne anche depositato un Ddl che però, passò “di legislatura in legislatura (…) reiterato senza che mai venisse trovato il tempo e la volontà di calendarizzarne la discussione”.
Tornando ai dati Istat, Rinaldi ha poi voluto confrontarli con quelli diffusi dal Cnel (Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro). Il quale ai “disoccupati” veri e propri (dato generale) somma i cosiddetti scoraggiati (dei quali abbiamo già parlato), quelle persone cioè che pur non avendo un lavoro hanno rinunciato a cercarlo, vista la “certezza” di non riuscire a trovarlo. "Unificando" le due categorie, si arriverebbe a circa il 18% (al posto dell’oltre 11%) della popolazione lavoratrice a cui però manca un lavoro. Di conseguenza i dati sulla disoccupazione in senso stretto, non indicano realmente il numero di persone che non lavorano. Di questa importante differenza si è parlato anche nel nostro primo video live, trasmesso in streaming martedì scorso.
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