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Quelli che ti aiutano a lasciare il lavoro

In Giappone ci sono dei consiglieri che ti aiutano a lasciare il lavoro. Questo perché vige una pressione sociale molto forte.

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In uno stato come il Giappone, dove il lavoro è al centro di tutto, da qualche anno è nata una figura che sembra quasi contraria a questa cultura: i taishoku daiko, questo il loro nome originale, sono devi veri e propri agenti al servizio di chi ha deciso di lasciare il lavoro. Bisogna infatti capire che nel paese del Sol levante non è che sia una cosa così facile. Ovviamente il diritto locale garantisce questa possibilità, ma la cultura di riferimento è così pervasiva che chi vuole abbandonare un mestiere spesso si sente in colpa per varie ragioni. Così qualcuno ha intercettato quell’esigenza e creato un servizio apposito, che aiuta le persone a licenziarsi senza troppi danni.

Yoshihito Hasegawa, capo di TRK, citato dal Daily Mail, per far capire la situazione arriva a parlare di “divorzio complicato”, riferendosi a quello tra azienda e lavoratore. Insomma le implicazioni sarebbero così tante che in molti casi si rende necessaria una figura esperta per gestire il passaggio. Nel solo 2022, il servizio chiamato Guardian, ha aiutato ben 13000 persone a dimettersi dal proprio posto di lavoro con il minore sforzo e per quanto possibile senza conseguenze di sorta.

Ma quali possono essere queste conseguenze? Per capirlo bisogna immedesimarsi in un giapponese, accettando l’idea che lì il lavoro è tutto. Ma non solo il lavoro, anche l’insegnamento. La mentalità giapponese infatti riserva un’importanza assoluta agli anziani, anche in senso lato. Ovvero, in questo caso, un dipendente a cui è stato insegnato un lavoro può avere diversi problemi di natura sociale nel volerlo lasciare, a partire dal giudizio della famiglia. Non solo, però. Anche in azienda la cosa viene vista spesso come fortemente negativa, di conseguenza i lavoratori più vecchi tendono ad opporsi, a non accettare direttamente il fatto. Solitamente sono infatti i più giovani quelli che vogliono cambiare mestiere Nei dipendenti più anziani questo è un sentimento che non si manifesta quasi per nulla.

C’è però un problema anche di infelicità. La forte pressione sociale porta infatti le persone a restare nello stesso posto di lavoro anche se sono molto scontente, appunto per non dover andare incontro ad altre pressioni, ancora più forti e variegate. Ed è per questo che è nata la figura dell’agente che aiuta a lasciare il lavoro, consigliando le persone su come uscire da una situazione che non reggono più. Il problema dell’infelicità sul lavoro è così forte che chi resta ed è afflitto da quel tipo di sentimenti può venire paragonato ad un kamikaze, ovvero i piloti suicidi della Seconda guerra mondiale.

Una caratteristica di chi vuole rassegnare le dimissioni e viene aiutato da questo tipo di servizi, oltre alla giovane età è anche il fatto che in gran parte si tratta di donne. Il mercato del lavoro giapponese ha comunque alcuni lati in comune con molti altri mercati, come ad esempio le false promesse. Capita infatti che una persona lavori per qualche giorno per poi scoprire che le promesse di orario o di stipendio erano ingannevoli. Questo porta a voler rassegnare le dimissioni, ma ovviamente si pongono tutti i problemi di cui sopra, vale a dire la pressione sociale ed i litigi con i dipendenti più anziani, che letteralmente non capiscono una tale esigenza. I

Il servizio di aiuto alle dimissioni costa circa 200 euro e di solito viene utilizzato da persone che lavorano per piccole e medie imprese, diffusissime in Giappone. Per quanto riguarda le imprese più grandi la richiesta è molto minore, ma quando esiste lo scontro si acuisce di molto perché le resistenze interne all’azienda sono decisamente maggiori, al punto che chi perpetra tali resistenze viene definito “bullo” o “fanatico” da chi se ne vuole andare. Resta il fatto che questa figura è tipica del mercato del lavoro giapponese, in quanto nel mondo occidentale chi vuole dimettersi fa solitamente da solo o comunque nei casi più complicati si serve di una figura legale, ma non certo di un consigliere. Detto questo, chissà se in Italia un servizio del genere potrebbe funzionare.

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