Sebbene qualcosa si sia mosso nel corso dell’ultimo anno, molto rimane ancora da fare per poter garantire una parità professionale tra uomini e donne. E se le quote rosa in azienda sono più significative di qualche anno fa, la distanza (remunerativa, e non solo) con la componente maschile è piuttosto netta.
Ad affermarlo è la recente ricerca “When women thrive, business thrive” (tradotto, “Se le donne hanno successo, hanno successo anche i business”) realizzata da Mercer in vista del prossimo World economic forum di Davos. La ricerca, che ha coinvolto circa 650 multinazionali di fondamentale importanza globale, ha dunque un punto centrale di grandissima significatività, così riassumibile: solamente se le aziende inizieranno a promuovere le donne con maggiore talento e capacità, riusciranno a garantire una effettiva parità di genere e “aiutarsi” a superare le crisi.
Se niente verrà invece fatto, la presenza di donne in Europa, anche nel 2025, resterà stabile all’attuale livello del 37 per cento. Sono invece attesi alcuni miglioramenti nei ruoli di vertice: si passerà infatti dal 21% di quest’anno al 33% del 2025 in Europa e dal 22% al 36% in Nordamerica.
E l’Italia? Niente di buono, purtroppo. Secondo quanto osserva Silvia Vanini, Talent strategy leader di Mercer Italia sulle pagine del quotidiano Il Sole 24 Ore dello scorso 28 dicembre 2016, “il nostro Paese soffre di una storica difficoltà nell’utilizzare al meglio le potenzialità al femminile e se si continua con questo passo il gap non si ridurrà nemmeno tra 10-15 anni“.
Naturalmente, non tutto è nelle mani delle aziende, le quali – a loro volta – domandano supporto alle istituzioni, che potrebbero aiutare a colmare il gap mediante specifici interventi legislativi. Nella speranza che, da questa integrazione, possa uscir fuori la ricetta anti-crisi.
Cerchi un nuovo lavoro?
Per avere sempre offerte di lavoro reali e verificate nella tua casella email in linea con le tue esigenze: Registrati su Euspert Bianco Lavoro