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Reddito di cittadinanza, arriva la bocciatura da parte del FMI

Non giunge certo a sorpresa la bocciatura del Fondo Monetario Internazionale (FMI) al reddito di cittadinanza. Di Maio pronto alla replica su uno dei provvedimenti più discussi delle ultime legislature.

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Non giunge certo a sorpresa, ma la bocciatura del Fondo Monetario Internazionale (FMI) al reddito di cittadinanza recentemente varato dal governo italiano rischia di acuire ulteriormente le tensioni intorno a uno dei provvedimenti più discussi delle ultime legislature.

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Reddito di cittadinanza: il peso sul Pil

In una sua nota, il FMI ha esplicitamente invitato il governo tricolore a “valutare la transizione dal Rei al reddito di cittadinanza”, tenendo in considerazione la significativa soglia di evasione fiscale presente nel nostro Paese e le dimensioni dell’economia sommersa e del lavoro nero. Dunque, emerge l’evidente preoccupazione che il reddito di cittadinanza possa finire in mani sbagliate: il FMI invita dunque a una “grande attenzione” per poter garantire la giusta destinazione degli incentivi.

Nel suo documento il FMI ricorda anche come al reddito di cittadinanza venga destinata una quota pari allo 0,5% del Prodotto interno lordo, e al rischio di ciò che potrebbe succedere per le casse statali sul fatto che alcuni (molti?) beneficiari potrebbero finire con l’aggirare i controlli e, dunque, voler combinare i vantaggi del reddito di cittadinanza con il lavoro nero. Ancora, il FMI sottolinea come vi sia altresì il pericolo che con benefici “generosi” i lavoratori a basso reddito potrebbero smettere di cercare un’occupazione, con ricaduta nella “trappola della povertà”.

Ad ogni modo, il FMI riconosce anche che con una dotazione di soli 2 miliardi di euro l’anno (lo 0,1% del Pil del nostro Paese) i finanziamenti al vecchio Reddito di inclusione erano inadeguati, ma che comunque i 780 euro del reddito di cittadinanza sono “eccessivi”. La soluzione, per il FMI, sarebbe quella di collocarsi in una fascia tra i 325 e i 568 euro: quanto basta, per il Fondo, per rispondere alle esigenze minime senza però causare una “dipendenza da welfare”.

Di Maio non ci sta

Pronta e prevedibile la replica del vicepremier Luigi Di Maio, che in una nota affidata all’Adnkronos afferma che il Fondo Monetario Internazionale ha contribuito ad “affamare i popoli per decenni”, e che ora che il governo gialloverde sta cercando di ripristinare un po’ di giustizia sociale “non ha la credibilità per criticare il reddito di cittadinanza”. È intervenuto sul commento del FMI anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che ha commentato il rapporto sottolineando l’equilibrio delle valutazioni sulla crescita economica del paese, pur non condividendo gli altri giudizi sulla sostenibilità del debito.

Pericolo recessione per l’Italia

Nel suo report il Fondo Monetario Internazionale sottolinea altresì che la crescita economica del Paese dovrebbe andare incontro un ulteriore rallentamento, e che il rischio di recessione è aumentato con significativi rischi al ribasso. A gravare sulle prospettive italiane anche le prospettive economiche continentali, con l’evidente rallentamento dell’Eurozona, e ancora le tensioni sul commercio globale, con la guerra Stati Uniti – Cina ancora in atto, e infine la conclusione dello stimolo della Bce e l’aumento dello spread.

Per il Fondo, le misure decise con la Legge di Bilancio 2019 potrebbero comunque dare un temporaneo stimolo alla crescita, ma solo se gli interventi saranno realmente finalizzati su “attività ad alto potenziale”, come ad esempio le prestazioni sociali alle famiglie che hanno problemi di liquidità e la rapida esecuzione di progetti di investimento pubblico di qualità.

Conclude il FMI che il forte incremento degli spread sovrano potrebbe però limitare gli eventuali vantaggi a breve termine e, se la condizione dovesse persistere a lungo, potrebbe indebolire anche la crescita economica del medio lungo termine.

Di qui, l’invito alle parti politiche per mettere in atto i giusti provvedimenti per poter evitare pressioni eccessive da parte dei rischi. Per il Fondo è però anche importante l’aspetto legato “alla percezione delle possibili azioni da parte dei suoi partner europei e della BCE sulle esigenze di finanziamento delle banche”, anche se in verità queste non riguardano il fabbisogno di finanziare il debito pubblico.

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