Diversi gli emendamenti che hanno apportato modifiche al testo del Decretone per quanto riguarda il reddito di cittadinanza. In particolare ci si riferisce a quello sostenente che i beneficiari del reddito di cittadinanza devono accettare solo lavori con uno stipendio minimo di 858 euro al mese.
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Reddito di cittadinanza: i beneficiari devono accettare solo lavori ritenuti “congrui”
Il 21 febbraio 2019 è stato approvato dalla Commissione del Lavoro del Senato un emendamento presentato da Lega e M5S, che fissava il salario minimo che i beneficiari del reddito di cittadinanza devono accettare nelle offerte di lavoro a loro proposte. Nello specifico, l’emendamento afferma che i beneficiari devono accettare solo lavori ritenuti congrui, con uno stipendio mensile di minimo 858 euro, cioè con una retribuzione che supera del 10% il beneficio massimo fruibile da un single. Nello specifico, il massimo beneficio usufruibile da un singolo soggetto è pari a 780 euro. Questo nuovo emendamento ha aumentato di 78 euro io beneficio massimo precedentemente previsto dal sussidio. Dunque, se l’offerta di lavoro propone uno stipendio inferiore ad 858 euro mensili, i beneficiari devono rinunciare a tale offerta perché ritenuta non congrua, continuando a beneficiare del sussidio reddito di cittadinanza.
Che cosa si intende per offerta di lavoro “congrua”?
La dicitura “congrua” è molto importante nel reddito di cittadinanza, in quanto il beneficiario deve accettare almeno 1 delle 3 offerte di lavoro congrue che gli verranno fatte. Eppure, la legge italiana, in un decreto legislativo datato 2015, già conteneva una definizione su cosa si intendesse per offerta di lavoro congrua. Nella definizione del decreto legislativo 2015, un’offerta di lavoro per essere considerata congrua, deve tenere in conto diverse cose: deve essere coerente con le competenze di chi cerca un’occupazione e dal tempo di disoccupazione di questo, e deve considerare la distanza del posto di lavoro con il luogo in cui vive il richiedente lavoro. Ma non è tutto.
Il lavoro è congruo solo con una retribuzione che superi di almeno il 20% l’indennità percepita nel mese precedente. L’emendamento del 21 febbraio 2019 sostiene che l’offerta di lavoro è congrua se la retribuzione supera almeno del 10% il beneficio massimo usufruibile da un singolo individuo che è di 780 euro al mese. Il 10% di 780 è 78, dunque sommando 78 a 780 si arriva ad 858 euro mensili. La retribuzione dei lavori accettati dai beneficiari del reddito di cittadinanza non dovrà essere minore di 858 euro mensili.
Interrogativi sulla positività o negatività del nuovo emendamento
Enrico Zanetti, ex deputato di Scelta Civica, su Twitter rende pubblico il suo dubbio sulla reale positività del nuovo emendamento al reddito di cittadinanza approvato il 21 febbraio. La polemica di Zanetti, tiene in considerazione la già presente normativa datata 2015 relativa alle offerte di lavoro congrue. Qui si affermava che la congruità dell’offerta di lavoro era legata anche alla retribuzione, che doveva superare del 20% l’indennità percepita il mese precedente. A questo punto, il dubbio di Zanetti è se il reddito di cittadinanza è da considerarsi un’indennità.
Fino a pochi giorni fa, prima che l’emendamento venisse approvato, l’offerta di lavoro che il beneficiario avrebbe dovuto accettare, sarebbe stata considerata congrua se la retribuzione superava del 20% l’indennità ottenuta. In parole semplici il 20% in più di 780 euro è 936 euro da considerarsi come stipendio minimo mensile. Se il reddito di cittadinanza è da definirsi una forma di indennità, allora avrebbe svantaggiato i richiedenti lavoro, abbassando la percentuale dal 20% al 10% e dunque abbassando il tetto minimo di stipendio mensile da 936 a 858 euro mensili. Se il reddito di cittadinanza non è un’indennità, il criterio del 20% non è applicabile per definire un lavoro congruo. Quindi solo in questo caso sarebbero stati portati vantaggi reali ai beneficiari.
Il reddito di cittadinanza è da considerarsi un’indennità?
Ad oggi, non si sa concretamente se il reddito di cittadinanza è da considerarsi una forma di indennità oppure no. Si tratta effettivamente di un dubbio interpretativo su cui solo l’intervento dei giudici oppure del Parlamento stesso potranno fare chiarezza. Solo l’intervento di questi, può dare un’interpretazione autentica e chiara sulla questione reddito di cittadinanza indennità o no? In questo modo è davvero possibile sapere se l’emendamento approvato a febbraio ha portato davvero vantaggi ai beneficiari oppure non ha fatto altro che creare disordine e svantaggi per quanto riguarda il tetto minimo della retribuzione mensile.
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