Il tasso di occupazione dei lavoratori extracomunitari che risiedono in Italia supera quello degli italiani stessi: è questo il dato emerso da un recente rapporto confezionato dal centro studi ImpresaLavoro. Che ha sottolineato come il “sorpasso” si verifichi solo in pochi altri Paesi europei: oltre al nostro, la Repubblica Ceca, la Lituania, l’Ungheria e Cipro. Vediamo quali sono i motivi che stanno alla base di questo insolito “gap”.
Lo studio, che fa riferimento ai dati 2014 forniti dall’Eurostat, ha rilevato che il tasso di occupazione dei cittadini italiani si ferma al 55,4%, contro il 65,2% della media Ue a 28 e il 64,4% dei Paesi che hanno adottato la moneta unica. Peggio di noi, in tutto il Vecchio Continente, fanno solo la Croazia (che ha un tasso di occupazione di cittadini nazionali pari al 54,6%) e la Grecia (che non arriva al 50%). Mentre tutti gli altri superano – più o meno abbondantemente – la soglia del 55%, con vette per noi inarrivabili come quella dell’81,6% raggiunta dall’Islanda (che in realtà non ha ancora formalizzato la sua adesione all’Ue) e dell’81,2% della Svizzera (anche lei extra Ue).
Passando alle percentuali che riguardano i lavoratori extracomunitari: quelli che stanno in Italia hanno fatto registrare il 56,7% (in ex aequo con quelli stabilitisi in Norvegia), mentre a dominare la classifica sono ancora una volta gli extracomunitari dell’Islanda, con l’80%, seguiti da quelli della Repubblica Ceca (75,4%), di Cipro (75,3%), della Lituania (72,9%) e dell’Ungheria (69,9%). Guardando nel suo complesso lo studio di ImpresaLavoro, si conclude che, in tutti i Paesi dell’Unione europea, la quota di cittadini nazionali occupati supera quella degli extracomunitari. Fatta eccezione – come già anticipato – per gli “autoctoni” di Cipro (-14,5%), dell’Ungheria (-8,2%), della Lituania (-7,3%), della Repubblica Ceca (-6,5%) e dell’Italia (-1,3%).
“La cosa che veramente stupisce – ha osservato Massimo Blasoni, presidente del centro studi ImpresaLavoro – è il basso tasso d’occupazione dei nostri lavoratori. Non è immaginabile una grande potenza industriale con numeri di questo livello. Ma in un quadro economico così fragile e con una ripresa tanto debole, è ancora più sorprendente riscontrare che il tasso d’occupazione dei residenti extracomunitari sia addirittura superiore a quello dei nostri connazionali. Si tratta di un’anomalia che, almeno in parte – ha spiegato Blasoni – dipende dalla disponibilità di questi lavoratori ad accettare occupazioni che ormai gli italiani si rifiutano di prendere in considerazione. Ma questo non spiega tutto. Il nostro mercato del lavoro sconta un disallineamento strutturale tra offerta formativa e fabbisogni occupazionali delle aziende. E i nostri giovani – ha concluso il responsabile del centro studi – sono costretti a percorsi di studio che li portano ad entrare tardi e male nel mercato del lavoro, rimanendo inoccupati per lunghi periodi di tempo”.
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