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Sempre più giovani scelgono di fare i pastori

Molti hanno ereditato l’attività di famiglia, altri hanno scelto di accostarsi alla professione ex novo. Spinti dalla voglia di condurre una vita alternativa, a stretto contatto con la natura

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Era il 1996 quando il mondo salutava (con alterno entusiasmo) la clonazione della pecora Dolly. A 20 anni da quell’avvenimento, la Coldiretti ha voluto organizzare il “Pecora Day” a L’Aquila, dando appuntamento a migliaia di agricoltori ed allevatori che hanno scelto di scommettere sulla pastorizia. Le stime diffuse dall’associazione sembrano documentare l’avvio di un nuovo “rinascimento”, con sempre più giovani affascinati dall’idea di diventare pastori e di dedicare il loro tempo alla cura delle greggi.

pastori
image by Everett – Art

Partiamo col dire che, stando a quanto riferito dalla Commissione Europea, le pecore presenti in Italia sarebbero (ad oggi) 7,2 milioni, 200 mila in più rispetto a 5 anni fa. E sarebbero “alloggiate” presso 60 mila allevamenti presenti lungo tutto lo Stivale, isole comprese. L’antica arte della pastorizia starebbe, insomma, tornando “in auge”, grazie alla crescente richiesta, da parte dei mercati esteri, di formaggio ovino. Ma non solo: le tante pecore presenti in Italia fornirebbero l’occasione per avviare una serie di attività diverse, che interessano non solo il settore alimentare (con una gamma vastissima di prodotti che va ben oltre i sopra citati formaggi), ma anche quelli dell’edilizia, della cosmetica e della manutenzione ambientale. Passando per la pet therapy e per la tendenza – sempre più diffusa – ad aprire fattorie didattiche dove le pecore riescono a “conquistare” studenti di ogni età.

E se state pensando che a dedicarsi alla cura delle greggi siano soltanto i vecchi pastori, detentori di una tradizione millenaria, sappiate che non è proprio così. Stando a quanto riferito dalla Coldiretti, infatti, i giovani italiani che si sarebbero avvicinati alla pastorizia sono circa 2 mila. E se è vero che molti di loro hanno ereditato l’attività di famiglia (sono, per così dire, “figli d’arte”), è altrettanto vero che molti altri hanno scelto, invece, di accostarsi a questa attività ex novo, spinti dalla voglia di trovare un’occupazione alternativa, a stretto contatto con la natura. Una vera e propria scelta di vita, scandita da ritmi e abitudini che non hanno nulla a che spartire con la frenesia dei lavori “metropolitani”. E che, come anche la letteratura ci ha insegnato, può spianare la strada a riflessioni e scoperte intime inestimabili.

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