Si è tenuto lo scorso lunedì 17 febbraio il convegno organizzato dall’Anmil a Roma, sul tema della sicurezza sul lavoro e in particolare sulla condizione delle 250mila donne lavoratrici che ogni anno rimangono vittime di infortuni e malattie professionali. Di queste, all’incirca 2000 riportano conseguenze talmente gravi e permanenti da essere dichiarate “disabili”(secondo i parametri stabiliti dall’Inail). Aspetto rilevante è che ben il 35% degli infortuni ai danni di donne lavoratrici avviene “in itinere” vale a dire nel percorso casa-lavoro (e viceversa). In pratica nel momento in cui i pensieri di famiglia, figli e gestione del mènage raggiungono il loro apice e si concentrano tutti gli stress della giornata legata al difficile ruolo multi-tasking a cui si è chiamate per conciliare casa e lavoro. Infine il 23,5% di loro (under 50) dichiara di essersi dovuta” licenziare” e di aver incontrato dopo l’incidente una duplice discriminazione, come disabile e come donna nonché di dover convivere nel 42% dei casi con ansia, incubi ricorrenti e senso di colpa generalizzato nei confronti di genitori, marito e figli.
Nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, si è affrontato il delicato tema sulla sicurezza sul luogo di lavoro con la presentazione dello studio intitolato “Tesori da scoprire: la condizione della donna infortunata nella società. Un’indagine sulle donne vittime del lavoro”, condotto e organizzato dall’Anmil (l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) con l’ausilio di Datamining e Interago (società di indagini statistiche) e il patrocinio del Senato della Repubblica. Lo studio riporta non solo i dati statistici relativi alla situazione analizzata ma li elabora e li interpreta mettendo in rilievo da una parte le pesanti ripercussioni sul piano psicologico e affettivo e dall’altra le difficoltà di poter mantenere il proprio posto di lavoro e i rapporti sociali.
Nonostante si parli di cifre considerevoli (250mila donne infortunate ogni anno), il trend in realtà rileva un calo percentuale degli infortuni nell’ultimo quinquennio. Questo a livello generale, se si allarga lo sguardo a tutta la popolazione italiana, sia uomini che donne. Purtroppo laddove questo rappresenti senza dubbio un dato positivo e incoraggiante, l’amara considerazione è che gli infortuni siano diminuiti in parallelo alla diminuzione dei posti di lavoro stessi. Ma molto è stato fatto a livello di prevenzione: le nuove normative in materia di salute e sicurezza hanno inasprito i controlli e le sanzioni nonché rivisto tutti gli adempimenti e i parametri obbligatori a cui attenersi per quanto concerne la manutenzione e l’adeguamento degli impianti.
L’infortunio sul lavoro ha ripercussioni gravi e invalidanti non solo a livello fisico ma anche umano, psicologico e affettivo. La condizione femminile da questo punto di vista sembra più difficile e fragile rispetto a quella degli uomini. Più del 50% delle donne disabili intervistate conferma la necessità di avere una badante o una collaboratrice domestica al proprio fianco, contro una percentuale maschile pari solo all’ 8%. Questo perché la maggior parte degli uomini sa di poter contare sulla propria compagna e le delega in toto il carico familiare. Inoltre dalle statistiche emerge un dato amareggiante: solo un uomo su quattro rimane accanto alla consorte invalida contro la quasi totalità delle donne che non lascia il marito.
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