Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi non ha usato mezzi termini: serve “un taglio drastico del cuneo fiscale” e anche subito. Nell’ordine, almeno di 4-5 miliardi di euro, possibilmente recuperandoli dalla “pubblica amministrazione che spende oltre 800 miliardi l'anno”. Se si riuscisse a risparmiare una cifra pari ad una percentuale variabile tra il 2 ed il 4%, ci sarebbero “20-30 miliardi” in più da investire nell’abbassamento del cuneo fiscale. Tutto questo, secondo Squinzi, è “quello che può innescare immediatamente la ripresa dei consumi e la crescita”. E, senza dubbio, ha ragione, perché il cuneo fiscale è quel fattore che pesa più direttamente di altri sulla busta paga netta del lavoratore.
Parallelamente incide, talvolta anche in modo drammatico, sui costi aziendali. E non potrebbe essere altrimenti. Il cuneo fiscale è infatti la “differenza intercorrente tra l'onere del costo del lavoro sostenuto dall'impresa, comprensivo degli importi versati al fisco e agli enti di previdenza, e la retribuzione netta percepita dal lavoratore”, così come definito dall’Enciclopedia online della Treccani. Per andare più sul pratico, possiamo servirci dei dati Ocse che fanno riferimento al 2012: Il cuneo fiscale per l’anno scorso è stato calcolato al 47,6%. Ciò significa che dell’importo totale sborsato dall’impresa per mantenere il suo dipendente, sul conto in banca di quest’ultimo arriva poco più della metà, esattamente in 52,4%.
E ancora; per una retribuzione netta di 69,2 euro, un’azienda italiana paga quasi il doppio, vale a dire 132,1 euro. Tali cifre, fanno riferimento ad una retribuzione lorda pari a 100 euro, di questi tempi non certo facile da trovare. Ed uno dei motivi principali di questa difficoltà, è proprio l’alta incidenza del cuneo fiscale. L’importo dello stipendio percepito dipende direttamente dal livello raggiunto dal cuneo fiscale. Se è troppo alto, ogni aumento retributivo, anche piccolo, genera costi che per le imprese, in tempi di crisi, possono rivelarsi insopportabili. Da qui, la poca o nulla crescita dei salari negli anni e le perduranti difficoltà generalizzate nell'assunzione di personale. Per chi volesse approfondire, molto esplicativa è la tabella pubblicata da Assolombarda non più di due mesi fa, che analizza in modo puntuale i dati Ocse sul cuneo fiscale italiano, mettendoli a confronto con quelli degli altri Paesi considerati di pari livello.
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