Giocare e divertirsi per migliorare la produttività sul lavoro è possibile grazie al team building. Vediamo come
Giocare e divertirsi per migliorare la produttività e diventare efficienti sul lavoro: sembra paradossale, ma è questa la filosofia che sta alla base delle esperienze di team building, speciali eventi organizzati da un numero sempre crescente di aziende e società per cementificare il gruppo di lavoro, migliorare l’umore collettivo, realizzare spirito di corpo o di gruppo e in una parola, letteralmente, costruire una squadra.
Indice
Team building, uno strumento per la produttività
Questa prassi nasce, come spesso accade, negli Stati Uniti e deriva da alcuni studi del pedagogo tedesco Kurt Hahn, che sono state poi sviluppate e “modernizzate” nel tempo, fino alla “canonizzazione” attuale, con i responsabili delle risorse umane in ambito aziendale che l’hanno resa un vero e proprio strumento a supporto delle imprese che intendono seguire una via differente verso il miglioramento delle condizioni lavorative e dell’ambiente del gruppo.
Gli eventi di team building
Il ventaglio di opzioni per realizzare questi eventi è davvero ampio e va incontro a ogni esigenza e ogni portafoglio: possono essere considerate attività di team building anche l’organizzazione di una cena o un aperitivo aziendale, a patto di uscire dalla “formalità” tipica dei decenni passati, ma è forse nel “gioco” che questa modalità di approccio trova un riscontro maggiore anche in termini di successo.
Giornate dedicate alle battaglie di paint-ball, o escursioni all’aria aperta all’insegna dell’orienteering, o ancora la guida di supercar in pista come proposto da Rse Italia rappresentano solo alcuni degli esempi di eventi aziendali che è possibile mettere in atto, e che diventano anche una sorta di “premio” per chi ha raggiunto determinati traguardi lavorativi, uscendo fuori dai canonici spazi dell’ambiente quotidiano.
Mettere alla prova le proprie abilità fuori dall’ufficio
Ma perché queste attività servono all’impresa? La prima risposta l’abbiamo già fornita tra le righe: organizzare giornate “diverse” consente ai dipendenti di cambiare aria, di non sentirsi oppressi dalla routine e di iniziare a legare tra loro. Le caratteristiche stesse di questi eventi, poi, consentono di portare a galla alcune skill che poi possono essere applicate anche all’ambito produttivo.
Parliamo in modo particolare della capacità di problemsolving, necessaria per affrontare i percorsi di “sopravvivenza” negli spazi aperti, per risolvere gli intrighi delle escape rooms o per completare i tracciati dell’orienteering, attività molto praticata nei Paesi scandinavi che richiede ai partecipanti di completare un tragitto predeterminato seguendo un ordine preciso, affidandosi solo a bussole e cartine e passando obbligatoriamente per una serie di punti di controllo.
Approfondire le skill e le competenze
Anche da queste brevi descrizioni emergono le altre skill che vengono richieste (e dunque attivate) dagli eventi di team building, come la memoria, la capacità di osservazione e la capacità di rispondere a compiti e task in maniera precisa, come poi si dovrebbe essere in grado di fare una volta rientrati negli spazi aziendali. Inoltre, i giochi e le attività all’aria aperta consentono di raggiungere anche altri scopi e di rispondere a bisogni di tipo “psicologico” dei lavoratori, come l’opportunità di conoscere meglio i colleghi, di stringere legami di amicizia, favorire una socializzazione che non risenta di protocolli e formalismi che inficiano la produttività.
Creare legami e stringere rapporti
Le ultime teorie del lavoro ritengono, infatti, che bisogna creare un clima positivo e favorevole all’attività dell’azienda, e per farlo i colleghi non devono sentirsi solo delle entità che si materializzano nelle ore d‘ufficio, ma devono riuscire a creare relazioni umane oltre che professionali. In questo modo, la stessa azienda viene vista in maniera differente, non più solo come “erogatore di stipendi“, ma come parte della propria vita in senso positivo.
Un vantaggio per l’azienda
In sintesi, il team building mira a creare una solidarietà di gruppo e a favorire l’armonia tra coloro che partecipano all’attività, con il fine ultimo di irrobustire l’attaccamento al proprio posto di lavoro e di aumentare la produttività. Alla base, come detto, c’è l’idea secondo cui il benessere psicologico del lavoratore si traduce in un guadagno per chi lo impiega, seguendo anche le teorie di Bruce Tuckman, ricercatore americano che tra i primi ha canonizzato il modello delle fasi di sviluppo di un team.
Più cooperazione e meno competizione nel gruppo
Per lo studioso, si inizia dal forming, in cui si cercano i modi per attivare uno scambio relazionale per orientare i propri comportamenti in funzione dell’obiettivo da perseguire, migliorando di conseguenza la comunicazione tra colleghi o tra dipendenti e dirigenti; segue lo storming, in cui il gruppo seleziona le idee progettuali dei singoli membri in funzione del lavoro da svolgere, e ancora il norming, la collaborazione con spirito di gruppo per raggiungere l’obiettivo comune a prescindere da quelli personali, e il performing, lo stadio in cui il gruppo si presenta ormai maturo. L’ultima fase è quella della adjourning, che si concretizza quando il gruppo ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissato ed è pronto allo scioglimento. Più cooperazione e meno competizione, secondo Tucker, e non è difficile ritrovare questi processi anche nelle varie attività di team building che possono essere organizzate.
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