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Technicolor: lavoratori protestano contro i licenziamenti

I lavoratori della Technicolor in “esubero” hanno manifestato a Roma davanti alla sede dell’azienda perché non vogliono essere licenziati. Oltre al licenziamento i dipendenti non potranno usufruire della cassa integrazione, che nel loro caso è prevista solo in deroga ed è stata rifiutata dall’azienda. La Technicolor è un’azienda giovane che si occupa di post produzione …

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I lavoratori della Technicolor in “esubero” hanno manifestato a Roma davanti alla sede dell’azienda perché non vogliono essere licenziati. Oltre al licenziamento i dipendenti non potranno usufruire della cassa integrazione, che nel loro caso è prevista solo in deroga ed è stata rifiutata dall’azienda.

La Technicolor è un’azienda giovane che si occupa di post produzione digitale e in pellicola. L’azienda fa parte di un gruppo multinazionale che opera in Italia nel settore dell’industria cinematografica e televisiva da più di cinquanta anni. In tempi di crisi generale, il settore più colpito è stato quello proprio quello della pellicola, dove sono previsti tutti i licenziamenti.

Il dubbio dei dipendenti è che l’azienda voglia licenziare per assumere del personale precario. L’età media dei lavoratori della Technicolor ha circa 35 anni, con un’anzianità di 9 anni.

L’organico ha due sedi a Roma, la più grande in via Tiburtina, l’altra in via Urbana, in cui lavorano 294 dipendenti, di cui 36 sono donne. Tre di queste sono state licenziate perché il settore contabilità è stato delocalizzato in Polonia.

Massimo Luciani, segretario regionale Slc Cgil mostra una certa preoccupazione perché l’azienda rifiuta di concedere la cassa integrazione e ribadisce che i lavoratori non possono essere abbandonati in un momento di profonda crisi.

Uno dei problemi lamentati dai dipendenti è che il livello di sindacalizzazione all’interno dell’azienda è inesistente.

Pur trattandosi di una grande azienda, non esiste una rappresentanza sindacale interna, ma solo esterna. Come affermano i lavoratori “l’azienda ha voluto tenerci disuniti e in tal modo ha potuto abusare di contratti a termine e in alcuni casi senza dovuti riconoscimenti contributivi ai dipendenti, proponendo a qualcuno una buona uscita dai 15 ai 20 mila euro”.

Questa è la situazione della Technicolor, ma quante sono le aziende nel nostro Paese adottano tali criteri, sottolineando con impliciti ricatti interni che la presenza sindacale è poco gradita in azienda?

Queste vicende mettono in luce il fatto che pur vivendo in una società in cui i diritti scritti sulla carta sono tanti, la realtà quotidiana poi si mostra ben lontana dal rispettarli.

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