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Ufficio Parlamentare di Bilancio: focus su coloro che potranno beneficiare di Quota 100

Pensioni, la vera Quota 100, fatta di 62 anni di età e 38 di contributi, spetterà solo all’1,9% di chi decide di andare in pensione nel 2019. Molti coloro che andranno in pensione con quota over 100, sommando gli anni di età anagrafica e gli anni dei contributi versati.

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Pensioni, la vera Quota 100 spetterà ad una piccola fetta dei lavoratori, pari all’1,9% che andranno in pensione nel 2019 con 62 anni di età e 38 di contributi. Molti coloro che lasceranno il mondo del lavoro con più di 62 anni e 38 anni di contributi ossia con “quota over 100”.

pensioni Quota 100

Pensioni: la vera quota 100 spetta solo all’1,9% dei lavoratori

Secondo il dossier sul reddito di cittadinanza e sulle pensioni, che l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha consegnato alla Camera, sono in pochi i lavoratori che nel 2019 riusciranno a raggiungere i requisiti minimi per poter andare in pensione, con la misura varata dal Governo sulle pensioni, ossia quota 100. Parliamo, esattamente, dell’1,9% di lavoratori che usciranno dal lavoro nel 2019 con tale misura, conto il 98,1% che andrà in pensione con più di 63 anni di età e più di 39 anni di contributi. In questo modo daranno luogo all’uscita dal lavoro con quota over 100: 101, 102, 103 etc.

Quota 100 è la riforma sul pensionamento anticipato, (che il Governo ha promosso) e prevede la possibilità di andare in pensione anticipata,per chi ha almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi. Tuttavia, in pochi potranno usufruire di tale misura, almeno nel corso di quest’anno, mettendo in rilievo quelle che sono le debolezze di tale misura pensionistica. Dunque in pochi i lavoratori che fanno parte della “quota 100 effettiva” (coloro che sommando età ed anni di contributi raggiungono effettivamente quota 100) molti coloro che andranno in pensione con quota over 100.

In pochi raggiungono la vera Quota 100, molti andranno in pensione con “quota 104”

Come detto precedentemente, tra coloro che decideranno di andare in pensione con quota 100 nel 2019, solamente l’1,9% raggiungeranno effettivamente tale quota, sommando gli anni anagrafici e quelli di contributi. La maggior parte dei lavoratori andranno in pensione con una quota che supera 100, in quanto la somma tra anni anagrafici e contributi versati, supera quota 100. Secondo i dati contenuti nel documento Upb e rielaborati da AndKronos, il 19,4% degli aspiranti pensionati, raggiungono “quota 104”, sommando anni anagrafici ed anni di contributi.

Al vertice della classifica i pensionamenti con “quota 104”, seguiti da “quota 105” con il 17,3%, “quota 103” con il 16% dei lavoratori aspiranti pensionati. Ma la classifica continua, con il 13,7% dei “quota 106”, l’11,2% dei “quota 102”, l’8,6% dei “quota 107. In coda arriva il resto, il 6% dei “quota 101”, il 4,3% dei “quota 108”, l’1,9% con l’effettiva quota 100, seguita dall’1,3% di “quota 109” e lo 0,1% di “quota 110”. Considerando la sola età anagrafica, si prevede che soprattutto chi ha 63 anni andrà in pensione con la nuova normativa, mentre considerando gli anni di contributi, sarà soprattutto chi ha maturato 41 anni di contributi ad andare in pensione con la nuova formula.

Triennio 2019-2021, la spesa pubblica per le pensioni è destinata ad aumentare

Destinata a salire, raggiungendo i 63 miliardi di euro, la spesa pubblica per le pensioni nel nostro Paese, in riferimento al triennio 2019-2021. Questo porterà l’Italia ai primi posti della classifica composta dai paesi con il maggior rapporto, esistente tra la spesa previdenziale ed il prodotto interno lordo, con una percentuale del 15,4%. In questa classifica, l’Italia è seconda solo alla Grecia con il 16,9% e sopra la media Ocse che è del 7,5%. Sono i dati che emergono dall’analisi condotta dal Centro studi di Unimpresa, che hanno analizzato la spesa previdenziale, tra pensioni e prestazioni sociali, che è destinata ad aumentare di quasi 63 miliardi di euro.

Giovanna Ferrara, presidente di Unimpresa, afferma come, da anni, in Italia sia presente un notevole squilibrio nei conti pubblici, per quel che riguarda la spesa previdenziale. E’ questo il risultato di scelte sbagliate che si sono avute nei decenni passati, così come la mancanza di riforme efficaci per la crescita economica nel nostro Paese, che, in pratica, hanno fermato la crescita del Pil. Inoltre, la stessa Ferrara rende pubblica la sua perplessità riguardo alla vera efficacia del sistema pensionistico quota 100. “Abbiamo anche qualche perplessità in merito alla recente riforma Quota 100 e sul fatto che sia capace di incrementare l’occupazione con una sorta di ricambio generazionale: per ora l’unica certezza è il maggior costo a carico della collettività”.

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