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Una paga troppo bassa è anticostituzionale, c’è la sentenza

Una sentenza stabilisce che una paga oraria di 3.96 euro l’ora è anticostituzionale.

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Una paga oraria di 3.96 euro l’ora è anticostituzionale. Lo ha deciso il giudice del lavoro di Milano con una sentenza riguardante lo stipendio di una addetta al portierato che, nonostante l’applicazione del contratto nazionale di settore, percepiva circa 640 euro netti al mese. Per arrivare a mille avrebbe dovuto lavorare 70 ore a settimana. La sentenza che potrebbe fare scuola, ha qualcosa di storico perché stabilisce che sotto una certa cifra uno stipendio non possa andare. Va detto che la soglia di povertà stimata dall’Istat è di 840 euro, più del Reddito di cittadinanza. Ma lo stipendio percepito dalla lavoratrice era inferiore anche a quello.

La sentenza ha stabilito che quel salario è anticostituzionale perché viola un articolo preciso della Costituzione, il 36, che dice che “il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Insomma, se lo stipendio non è sufficiente a garantire almeno le condizioni minime di sopravvivenza, i lavoratori possono rivalersi, per questo, forse, di questa sentenza si parlerà a lungo. L’azienda della quale fa parte la lavoratrice è stata condannata a risarcire circa 6700 euro, ovvero 372 euro (lordi) per ogni mese di lavoro svolto alle dipendenze della stessa. E’ forse la prima volta che capita un caso simile e le implicazioni sul mondo del lavoro potrebbero essere almeno tre e di portata enorme.

La prima è quella riguardante gli stipendi ed i contratti nazionali. Alcuni, probabilmente mai rinnovati, presuppongono cifre che non possono essere considerate sufficienti al fabbisogno essenziale di una persona. Una sentenza di questo tipo potrebbe costringere le parti sociali a rivedere al rialzo tutta una serie di contratti nazionali al di sotto di una determinata soglia. Questo garantirebbe ai lavoratori uno stipendio adeguato alle proprie necessità, cosa che ora in diversi casi non è. Ovviamente una simile operazione richiederebbe un certo tempo in quanto la contrattazione non sarebbe certo semplice, ma è chiaramente una buona notizia che ci sia un punto da cui partire per capire come fare ad adeguare determinati stipendi perlomeno al costo della vita.

Il secondo caso riguarda quei lavori (alcuni) che non sono disciplinati da contratti nazionali. Anche in questo caso ve ne potrebbero essere con stipendi al di sotto della soglia di povertà ed andrebbero quindi adeguati alle condizioni in oggetto. In questo caso la storia è forse un po’ più complessa perché non essendoci un contratto di riferimento diventa effettivamente difficile trovare una soluzione in poco tempo. Ma anche qui vale il discorso di cui sopra. Avere una base da cui partire è senza alcun dubbio un grosso passo in avanti che potrebbe convincere le parti in causa a mettersi d’accordo per cifre più dignitose.

Il terzo caso, molto attuale, è quello che strizza l’occhio al salario minimo. E’ infatti di queste settimane l’acceso dibattito sull’introduzione di una soglia minima sotto la quale uno stipendio non possa scendere. Sostanzialmente in Italia si discute soprattutto sulla cifra limite dei 9 euro lordi. Non è tanto, ma che sia poco è da discutere perché ovviamente alcuni lavori potrebbero letteralmente saltare mettendo un limite troppo alto e ciò va evitato. Chi non vuole il salario minimo però non prende in considerazione neanche cifre più basse. Questa sentenza potrebbe quindi fare da apripista, spingendo materialmente anche chi non è d’accordo a cercare una soluzione che possa soddisfare tutti, sia le aziende che i lavoratori. Ma potrebbe fare anche di più ed intervenire direttamente sulla psicologia del dibattito, convincendo anche chi è contrario della necessità di avere una soglia che elimini il cosiddetto “lavoro povero”, ovvero quel tipo di occupazione che, pur svolgendola, non sempre garantisce la sussistenza basilare ai lavoratori. Ed è questo un fenomeno che effettivamente andrebbe soppresso il prima possibile.

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