Nel mese di marzo sono state registrate 14.688 imprese femminili in più rispetto allo stesso mese del 2010. Un aumento che corrisponde ad una crescita dell’1% su base annua. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio sull’imprenditoria femminile di Unioncamere la Toscana è la prima regione per aumento di “imprese rosa”, con una crescita doppia rispetto alla media (+2%);al secondo e al terzo posto si classificano rispettivamente le imprenditrici del Lazio (+1,9%) e della Puglia (+1,7%).
A sostenere la crescita delle “Capitane di Impresa” sono le forme d’azienda più strutturate, con le società di capitale che avanzano in media del 4,6% in dodici mesi (con le performance migliori al Sud) e le cooperative (+3,4%). Al disotto della media l’aumento delle imprese individuali (+0,7%) mentre in leggera riduzione le società di persone (-0,5%).
I settori preferiti dalle neo-imprenditrici sono quelli dei servizi a persone e imprese, in primo piano l’Istruzione (+5,9%), la Sanità e assistenza sociale (+4,9%), le attività artistiche sportive e di intrattenimento (+3,3%) e attività professionali scientifiche e tecniche (+3%).
La crescita maggiore si è registrata nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione e nelle altre attività dei servizi (+2.403 unità). Gli unici settori a registrare un decremento di imprese rosa sono stati : agricoltura, pesca e attività manifatturiere.
Se si considera l’incidenza delle imprese femminili sul tessuto economico nazionale e regionale, a fronte di un tasso di femminilizzazione italiano pari al 23,4%, si evidenzia che le regioni del Sud sono quelle in cui la presenza femminile e la partecipazione delle donne alle economie locali è più accentuata.
Il valore più alto si rileva in Molise che con il 30,1% delle imprese femminili sul totale è la regione più rosa, seguono Abruzzo e Basilicata con un tasso di femminilizzazione che supera in entrambi i casi il 27%. I risultati di Emilia Romagna, Lombardia e Trentino Alto Adige, in termini di incidenza della componente femminile sull’imprenditoria locale, sono i più modesti infatti in tutti e tre i casi non superano il 21%.
Se si osserva la distribuzione delle imprese femminili italiane per forma giuridica, si riscontra che alla fine di marzo 2011, un consistente 60,5% si concentra ancora nella ditta individuale, che distacca di gran lunga la società di persone al 22,5% e la società di capitale al 14,5%. Le cooperative, i consorzi e le altre forme insieme non superano il 2,5%.
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