“Il prossimo anno togliamo Tasi e Imu per tutti”, ha annunciato qualche giorno fa il premier Matteo Renzi, sottolineando la necessità di abbassare la pressione fiscale per aumentare il “tasso di libertà” e la “giustizia sociale” nel nostro Paese. Parole che, al di là degli orientamenti politici, non possono non allietare tutti i contribuenti che, però, sia detto per inciso, nel caso in cui la tassazione sulla prima casa dovesse realmente essere abolita, dovranno accertarsi che non aumenti quella applicata ad altri beni e servizi. Come hanno già maliziosamente vaticinato i detrattori del presidente del Consiglio.
Ma veniamo alla faccenda iniziale, sulla quale l’ufficio studi della Cgia di Mestre ha voluto vederci più chiaro. Secondo i loro calcoli, l’abolizione della Tasi promessa dal premier comporterà un risparmio medio a italiano di 204 euro annui. A beneficiarne dovrebbero essere ben 19 milioni di contribuenti, ma per alcuni di loro le cose andranno particolarmente bene. Secondo la Cgia, infatti, i possessori di abitazioni di categoria catastale A2 (di tipo civile) risparmieranno 227 euro all’anno, quelli di abitazioni A3 (di tipo economico) 120 euro, mentre i possessori di abitazioni signorili e ville potranno risparmiare fino a 1.830 euro. E “sconti” ancora più interessanti sono previsti per chi ha la fortuna di possedere un castello tutto suo, con una riduzione di 2.280 euro annui che, anche per loro, potrebbe fare la differenza.
“In termini complessivi – ha osservato Paolo Zabeo della Cgia – l’azzeramento della Tasi sulla prima casa ammonterà a 3,434 miliardi di euro. Se a questo importo aggiungiamo l’abolizione dell’Imu sulle abitazioni di lusso (91,2 milioni di euro), l’Imu sui fabbricati rurali (3,2 milioni di euro), quella sui terreni agricoli (quasi 897 milioni) e quella sugli imbullonati (250 milioni), verranno a mancare 4,6 miliardi di euro di gettito che, per il momento, non sappiamo ancora come saranno reperiti”. Se a dover pagare i soldi che potrebbero essere “condonati” ai ricchi possessori di ville e castelli fossero i contribuenti meno facoltosi, la giustizia sociale auspicata dal presidente del Consiglio resterebbe una mera chimera. O, se si preferisce, un inganno.
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