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Agenzia Unica Federale, i piani di Renzi per il mondo del lavoro

Tra le tante righe che compongono il Jobs Act di Matteo Renzi, uno degli aspetti di maggiore interesse è certamente rappresentato dall’istituzione dell’Agenzia Unica Federale, ente “che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali”. Un progetto ambizioso, dai risultati incerti, che dovrà inoltre scontrarsi con una lunga serie …

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Tra le tante righe che compongono il Jobs Act di Matteo Renzi, uno degli aspetti di maggiore interesse è certamente rappresentato dall’istituzione dell’Agenzia Unica Federale, ente “che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali”. Un progetto ambizioso, dai risultati incerti, che dovrà inoltre scontrarsi con una lunga serie di ostacoli tecnici e sostanziali che potrebbero pregiudicare una sua pronta realizzazione. Cerchiamo quindi di comprendere cosa potrebbe accadere all’Agenzia, e al mercato professionale italiano.

 

Da un punto di vista strettamente normativo, il primo punto di attenzione è legato alla competenza esclusiva in materia di formazione professionale. In altri termini, sono sostanzialmente le Regioni ha sovraintendere all’organizzazione dei servizi per l’impiego, per il collocamento e per le politiche attive del lavoro. A loro volta le Regioni hanno adottato lo strumento di delega nei confronti degli enti provinciali, realizzando una sorta di federalismo organizzativo che non sembra aver portato grandi vantaggi a lavoratori e aziende (e nemmeno alle casse degli enti territoriali e centrali, considerato che la frammentarietà del funzionamento dei servizi pubblici per il lavoro è un evidente costo sociale ed economico).

Superati tali margini, occorre puntare l’attenzione sui benefici che l’Agenzia federale potrebbe comportare. Un primo gruppo di vantaggi potrebbe derivare dall’integrazione dei servizi pubblici per l’impiego e delle agenzie pubbliche che si occupano del mercato del lavoro (Italia Lavoro e l’Isfol), in una nuova struttura articolata federalmente, che possa offrire servizi di maggiore qualità. Un’Agenzia che dovrà tuttavia dimenticare vecchie logiche organizzative, per abbracciare una conformazione più snella e agile, che possa soddisfare i clienti finali e intermedi, e possa altresì ottimizzare l’intero apparato organizzativo con riduzione dei costi di struttura.

Vantaggi che, si vuole infine concludere, non potranno che essere raggiunti nella sola ipotesi di una corretta integrazione tra i vari livelli strutturali: se da una parte, infatti, il coordinamento della formazione professionale è tematica di stretta connessione regionale, è altrettanto vero che il mercato del lavoro è influenzato da una serie di provvedimenti (si pensi alle erogazioni degli ammortizzatori sociali) che appartengono ad enti esterni (Inps). Insomma, benefici a parte, la nascita dell’Agenzia Federale Unica dovrà prima di tutto superare gli argini (tutt’altro che agevoli) determinanti dalla particolare struttura del sistema di occupazione e di formazione professionale sussistente in Italia.

I tempi stringono, e le bozze attualmente sulla scrivania del premier sembrano essere ancora lontane da una pronta applicazione…

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