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Alcol lock: vantaggi e problemi

Installare l’Alcol lock sui veicoli può aumentare la sicurezza stradale, ma anche il dispositivo potrebbe sbagliare generando problemi.

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Negli ultimi tempi si sta facendo strada una questione che a dirla tutta esiste già da qualche anno. Stiamo parlando dell’Alcol lock, un dispositivo tecnologico in grado di rilevare il tasso alcolemico del guidatore prima che quest’ultimo si metta alla guida. E, nel caso il suddetto tasso risulti superiore al consentito, non permette all’auto di partire. Ciò fa sì che chi è tecnicamente ubriaco non possa guidare, visto che al motore dell’auto viene letteralmente impedito di accendersi. Ma è una buona soluzione per impedire infrazioni al codice della strada e soprattutto incidenti dovuti al fatto che una persona si metta alla guida non essendo in grado di farlo in quel momento?

L’indubbio vantaggio dell’Alcol lock è chiaramente quello che abbiamo appena spiegato, ovvero prevenire il fatto che qualcuno si metta alla guida non potendo farlo, sicuramente dal punto di vista legale, ma probabilmente anche dal punto di vista psico-fisico, visto che la legge fa riferimento proprio a quest’ultimo. Lo strumento infatti se rileva una percentuale di alcol superiore a quella che dovrebbe essere, blocca il mezzo e chi è dentro allo stesso resta lì, senza possibilità di appello.  Fino a qui tutto bene, ma la cosa porta anche problemi per nulla trascurabili, soprattutto se il dispositivo venisse usato in modo massivo.

Alcol lock

L’alcol lock sui mezzi professionali

Per fare un esempio concreto, possiamo prendere la questione di montare l’alcol lock sui mezzi professionali. Alcune associazioni sostengono da tempo questa teoria, ovvero il montaggio dello strumento che rileva il tasso alcolemico su tutti i veicoli professionali in circolazione che siano sopra le 3.5 ton. Questa proposta arriva dal fatto che purtroppo alcuni autisti (anche se sono sempre di meno), hanno il vizio di “farsi un bicchierino” e poi mettersi alla guida. Tecnicamente la gran parte delle volte essi non sono neanche lontanamente ubriachi, ma c’è il problema che la legge dice che il tasso di alcol nel sangue per un autista professionale deve essere 0 e non 0,5 come per i guidatori di auto.

Nel 2023 in Italia erano attive poco più di un milione di CQC. La CQC è la Carta di Qualificazione del Conducente, un documento personale che ogni autista deve possedere. Non è così facile capire quali siano i dati reali, perché un certo numero di autisti in possesso della CQC non lavorano perché disoccupati, oppure lavorano ma non fanno in quel momento i conducenti. Il che vuol dire che il numero di autisti esaminabile tramite Alcol lock sarebbe comunque probabilmente minore di quello delle CQC attive, anche se il dispositivo venisse montato su tutti i mezzi. Ok, però se anche stimassimo in un milione gli autisti in attività e facciamo il caso che ogni volta che accendono il loro mezzo debbano sottoporsi all’Alcol lock, stiamo parlando di diversi milioni di esami ogni singolo giorno.

Il numero di possibili esami per ogni conducente può variare a seconda di quante volte spegne e accende il suo mezzo, se si presuppone che l’Alcol lock debba obbligatoriamente entrare in funzione ad ogni accensione del veicolo. Quindi questo è un dato nella pratica non rilevabile. Un conducente di camion o di autobus infatti può trovarsi ad accendere una volta sola il mezzo in una giornata, come può trovarsi a farlo diverse volte (anche più di dieci), a seconda di quello che deve fare in quel giorno. Ma se anche solo stimassimo un numero doppio rispetto al milione di prima (cioè il numero presunto di autisti professionali in attività), staremmo parlando di due milioni di esami al giorno, nel caso ogni autista accenda il proprio mezzo solo due volte al giorno.

Il problema in questo senso è che l’Alcol lock come ogni altro dispositivo tecnologico può sbagliare, rompersi, stararsi, funzionare male insomma. Usando i numeri di prima, puramente indicativi ma che possono ben dare un’idea, se anche sbagliasse solo l’1% delle volte ogni giorno avremmo quotidianamente 20.000 mezzi fermi, magari in posti dove non possono stare. E se anche fosse solo lo 0,1%, si tratterebbe comunque di 2000 veicoli bloccati in posti che possono pure essere complicati. Ad esempio immaginiamoci un bilico che si ferma a fare gasolio: se l’autista per ripartire deve sottoporsi all’esame del tasso alcolemico e il dispositivo sbaglia, il lungo mezzo resterà bloccato alla pompa di carburante fino all’arrivo di un altro autista. Casi così ne possono accadere a decine, all’interno di parcheggi, di aziende, addirittura per strada se il veicolo dovesse spegnersi per qualche motivo imprevisto. Inoltre sarebbe letteralmente impossibile trovare sempre un autista di riserva, il quale, anche fosse disponibile, potrebbe essere lontano centinaia di chilometri e per giunta anche lui dovrebbe sottoporsi all’Alcol lock, il quale potrebbe sbagliare nuovamente e rendere l’invio di un altro conducente del tutto inutile. La stessa cosa potrebbe accadere con gli autobus, sui quali le persone rimarrebbero praticamente ferme in strada.

E ancora, se anche si utilizzasse questo dispositivo solamente sulle persone già “pizzicate” ad essere fuori regola e senza che un’eventuale risultato positivo possa avere ripercussioni sul lavoro, si tratterebbe comunque di installarlo su milioni di mezzi e ci sarebbe poi il problema di una forte invasione della privacy della persona. Vale a dire che per due autisti che usano lo stesso mezzo in due momenti diversi, uno dovrebbe essere sottoposto all’Alcol lock perché ha un precedente e l’altro invece no. Ma tecnicamente anche quello che non ha il precedente potrebbe bere (oppure no, ovviamente). Quindi gli esami si concentrerebbero solo su chi già è stato beccato dalle Fdo e non sarebbero in grado invece di rilevare i casi “nuovi”, perché per farlo, ogni autista dovrebbe essere sottoposto all’Alcol lock ogni volta che accende il suo mezzo. Ciò però genererebbe il problema di cui sopra. Insomma, da qualunque parti la si guardi, nonostante le ottime intenzioni della proposta, essa sembra di difficile applicazione, se non a patto di possibili enormi disagi e problemi molto pesanti sul luogo di lavoro.

L’Alcol lock sulle auto

Dal 2022 sulle nuove auto è già previsto che vi sia la predisposizione per l’installazione dell’Alcol lock, in modo che il montaggio sia più facile nel caso subentrasse un tale bisogno. Quest’ultimo in Italia potrebbe derivare da una nuova normativa, ancora all’esame del Parlamento che propone l’installazione dell’Alcol lock sui mezzi di chi è già stato beccato a guidare con un tasso alcolemico oltre il consentito. La persona dovrà (se la norma dovesse avere l’approvazione definitiva) rispettare il parametro alcol zero per un tempo di due anni se la violazione si è verificata tra gli 0,8 e gli 1,5 g/l e per tre anni se sopra gli 1,5 g/l. Sostanzialmente il conducente del veicolo non sarebbe in grado di accendere quest’ultimo se il dispositivo dovesse rilevare che ha bevuto prima di mettersi alla guida, questo per tutto il tempo previsto dalla normativa (appunto o due o tre anni). L’idea è quella di bloccare sul nascere eventuali violazioni o peggio ancora incidenti dovuti ad una guida in una forma psico-fisica non idonea in un determinato momento.

In un certo senso si fa affidamento anche alla responsabilità personale di chi guida rispetto al fatto che quest’ultimo si metta (o non si metta) in una situazione decisamente spiacevole per se stesso. Infatti, se è vero che l’Alcol lock previene sul nascere la possibilità di guidare nel caso non si sia nelle condizioni psico-fisiche (e anche legali) per farlo, è altrettanto vero che restare bloccati in auto in un qualsiasi posto non è certo una situazione gradevole. Un veicolo infatti può essere parcheggiato quasi ovunque, anche in posti isolati, magari d’inverno. E non potersi muovere in auto al freddo e di notte contro la propria volontà è qualcosa che certamente nessuno vorrebbe vivere. Di conseguenza è facile capire come ci sia un modo legale di scoraggiare le persone rispetto al bere quando non possono, ma anche una condizione che letteralmente si “autocrea”, la quale potrebbe facilmente fare da deterrente all’assunzione di alcol.

Una riflessione conclusiva

Come abbiamo visto, l’Alcol lock porta sicuramente vantaggi dal punto di vista della sicurezza stradale, ma può generare anche problemi non di poco conto se il suo utilizzo dovesse diventare massivo. Stante le questioni esposte qualche riga fa, potrebbe essere sufficiente limitarne l’uso a casi specifici e contestualmente prevedere una sorta di salvaguardia, soprattutto per le situazioni lavorative. Affidare tutto solo ad un dispositivo elettronico sembra un po’ azzardato, in quanto come già detto quest’ultimo potrebbe anche sbagliare e far risultare “colpevole” qualcuno che di fatto non lo è. Per questo si potrebbe instaurare un meccanismo per il quale una persona risultata positiva all’Alcol lock, abbia diritto ad un secondo esame con uno strumento diverso, eseguito da un medico o dalle Forze dell’ordine. Questo per scongiurare il più possibile il pericolo per il quale un errore dello strumento, che per quanto preciso può sempre verificarsi, crei problemi in alcuni casi anche piuttosto pesanti a chi di fatto non ha violato alcuna legge e quindi, letteralmente, non ha fatto nulla di sbagliato.

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