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Arriva Nao, il robot che assiste i bambini in ospedale e consegna la laurea

L’umanoide impiegato nel reparto pediatrico dell’ospedale di Padova ha ispirato la tesi di un neo-laureato in Infermieristica

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Il giorno della laurea è speciale un po’ per tutti. Ma quello di Giovanni Poggi, neo laureato in Infermieristica a Padova, è stato unico e irripetibile. Perché a consegnargli l’ambito “pezzo di carta” è stato Nao, l’ispiratore della sua tesi in robot-terapia applicata all’ambito pediatrico. Dopo aver regolarmente discusso il suo lavoro con la commissione, il 24enne è stato interpellato da Nao “in persona”. Che, soddisfatto della risposta ricevuta, ha provveduto a consegnargli (con l’aiuto di un docente) l’alloro e l’attestato di laurea. Ma chi è Nao e cosa fa esattamente?

robot

Nao è un umanoide, alto 58 centimetri, realizzato da un team di ingegneri informatici e di esperti coordinati dal responsabile dello Sviluppo dei sistemi e delle tecnologie informatiche innovative del Dipartimento di Salute dell’Università-ospedale di Padova, Roberto Mancin. Che è stato l’ideatore del progetto “Baby Goldrake” che ha portato Nao in ospedale. Per essere più chiari: il robot è stato impiegato nel reparto pediatrico per assistere e supportare i pazienti più piccoli. Per far loro compagnia durante le degenze più lunghe e pesanti e per supportarli nei momenti più difficili e stressanti (quelli in cui hanno dovuto fare una semplice puntura o sottoporsi a trattamenti particolarmente invasivi). L’idea di base è quella di distrarre e di intrattenere i bambini, cercando di alleviare le loro sofferenze e di contenere le loro paure.

“Ci siamo divertiti più noi dei bambini – ha raccontato il neo laureato di Padova – in questi mesi, Nao è diventato quasi un amico, un compagno di viaggio, per cui ci tenevo ad averlo vicino durante la discussione. E poi è più facile mostrare le sue capacità dal vivo che spiegarle a voce. Quando Mancin (il correlatore della tesi, ndr) mi ha proposto l’argomento della tesi, mi sono gettato nel progetto a capofitto. All’inizio mi sembrava irrealizzabile, ma poi ho capito che c’erano i mezzi per farlo. Il momento decisivo è stato l’incontro con la prima bambina – ha precisato – all’inizio era molto ansiosa, poi si è addormentata, senza nemmeno accorgersi dell’ago”. Quello di Padova è la prima sperimentazione di robot-terapia applicata all’ambito pediatrico. Una sperimentazione che sta già sortendo i suoi risultati e che, secondo Roberto Mancin, è destinata ad avere sempre più successo: “Basandoci sui dati in nostro possesso – ha riferito – stimiamo di coinvolgere circa 30-40 bambini ogni anno“. Che potranno contare sul supporto di Nao, il robot programmato per assisterli ed aiutarli, quando sono in ospedale. E che, all’occorrenza, sa anche “incalzare” un laureando che aspira a lavorare con loro.

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