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Associazioni e tasse: Cgia vs Tares, Codacons vs Iva retroattiva

Un doppio attacco pressochè parallelo delle associazioni in difesa di lavoratori e consumatori contro due imposizioni fiscali che metteranno ancora più a dura prova la capacità di spesa di imprese e famiglie. La Cgia di Mestre si è scagliata (nuovamente) contro la nuova Tares, l’imposta sui rifiuti, “colpevole” dei recenti aumenti d’importo, talvolta piuttosto impressionanti. …

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Un doppio attacco pressochè parallelo delle associazioni in difesa di lavoratori e consumatori contro due imposizioni fiscali che metteranno ancora più a dura prova la capacità di spesa di imprese e famiglie. La Cgia di Mestre si è scagliata (nuovamente) contro la nuova Tares, l’imposta sui rifiuti, “colpevole” dei recenti aumenti d’importo, talvolta piuttosto impressionanti. Dal 2000 al 2013, l’imposta sui rifiuti è aumentata del 67%. Un incremento non certo trascurabile, ma che allo stesso tempo appare anche incomprensibile. Quasi congiuntamente, il Codacons ha fatto notare come l'aumento dell'Iva al 22% sarà applicato anche all'importo dovuto ai consumi effettuati nel periodo precedente, quindi con aliquota fissata al 21%. Questo a causa di un decreto presidenziale, datato 1972.

Sulla Tares, ed in generale sullo storico dei tributi dovuti per la tassa sui rifiuti, la Cgia di Mestre è stata molto chiara: "Come è possibile – si è infatti chiesto il segretario Giuseppe Bortolussi – che nel 2013 le famiglie paghino un importo così quando negli ultimi cinque anni di crisi economica la produzione dei rifiuti urbani è diminuita del 5% e l’incidenza della raccolta differenziata, che ha consentito una forte riduzione dei costi di smaltimento, è aumentata di oltre il 30 per cento?”. Insomma, la tesi della Cgia è quella che al calo delle quantità di rifiuti, per giunta gestiti con sistemi di raccolta e smaltimento migliori, non ha fatto seguito la diminuzione dei costi. Anzi, in totale la spesa sarà circa di due miliardi in più.

Un'altra questione importante l’ha portata alla luce il Codacons, l’associazione che difende i diritti dei consumatori. La criticità questa volta ha a che fare con il recentissimo aumento dell’Iva, passata dal 21% al 22%. Secondo il Codacons,  a causa di una disposizione contenuta in un decreto presidenziale che risale addirittura al 1972, le prossime bollette si pagheranno con la nuova e più alta aliquota Iva, questo anche se nel periodo in cui sono stati effettuati i consumi l’Imposta sul valore aggiunto era ancora al 21%: Infatti, una note dell’associazione spiega che “indipendentemente dal periodo di riferimento dei consumi, l’aliquota Iva da applicare è quella relativa al momento in cui viene emessa la fattura. Ciò comporta che sulle prossime bollette di luce, gas, e telefonia riferite a consumi antecedenti la nuova aliquota, si applicherà comunque l’Iva al 22%.”.

Problemi ha aggiunto ancora il Codacons per bocca del suo presidente Carlo Rienzi, anche “per chi ha acquistato mobili, elettrodomestici o automobili prima dell’1 ottobre, versando magari un anticipo, e si vedrà consegnata la merce in una data successiva. Costoro rischiano di pagare somme aggiuntive anche di centinaia di euro, in relazione alla maggiore Iva al 22%”.

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