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Lugano: “Non possiamo assumerla, ha l’accento meridionale”

La strana storia di Mariacristina, quarant’anni, pronta a trasferirsi in Svizzera per lavorare, sta suscitando diverse polemiche. Un’azienda di Lugano l’avrebbe scartata fornendo come motivazione il suo “accento meridionale”. L’azienda in questione ha comunque precisato che non si è trattato in alcun modo di un pregiudizio, ma di una semplice valutazione, per così dire, tecnica, …

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La strana storia di Mariacristina, quarant’anni, pronta a trasferirsi in Svizzera per lavorare, sta suscitando diverse polemiche. Un’azienda di Lugano l’avrebbe scartata fornendo come motivazione il suo “accento meridionale”. L’azienda in questione ha comunque precisato che non si è trattato in alcun modo di un pregiudizio, ma di una semplice valutazione, per così dire, tecnica, parlando di “riscontri basati sul passato”. Mariacristina fa l’addetta vendite in giro per l’Italia, da 15 anni, di conseguenza il suo curriculum non può che essere tra quelli cosiddetti “desiderabili”. Eppure… A portare alla ribalta delle cronache la vicenda è stato il Corriere del Mezzogiorno, che ha raccolto la denuncia della donna.

La voce è poi ovviamente rimpallata fino in Svizzera, riportata anche dagli organi di stampa locale. La donna ha spiegato che il colloquio è durato “venti secondi” non capacitandosi di come, avendola già sentita al telefono ed essendo al corrente della sua provenienza (Napoli), l’azienda abbia comunque deciso di chiamarla. L’episodio è stato condannato dall’Unia, un sindacato svizzero che rappresenta  gli interessi del terziario: "Simili episodi sono da condannare fermamente ha spiegato – Dario Cadenazzi – anche se finora non erano mai arrivate segnalazioni del genere. Purtroppo la xenofobia e il razzismo nei confronti di lavoratori immigrati o frontalieri hanno gioco facile nel nostro cantone, vista la pressione sul mercato del lavoro nostrano generata alla crisi italiana”.

Una pressione che però pare non incida per nulla su quello svizzero di mercato del lavoro. Disoccupazione al 4% se non più bassa (un terzo, rispetto a quella italiana) e, tanto per non lasciare indietro nessuno, firme per il referendum sul reddito di cittadinanza appena consegnate. Un sussidio, che nelle intenzioni dei promotori dovrebbe aggirarsi sui 2000 euro al mese (2500 franchi).  Ma più ancora che il referendum,  a colpire è soprattutto il fatto che il surplus di risorse determinato dall’approdo in Svizzera di un gran numero di individui in cerca di lavoro non influenzi minimamente un’autoregolamentazione piuttosto efficiente del mercato locale, che infatti riesce a mantenersi su livelli di occupazione decisamente buoni. E la stessa cosa,  si può dire per quelli di disoccupazione, straordinariamente bassi. Basti pensare  che, oltre al dato del 4% relativo alla disoccupazione generale  i giovani senza lavoro in Svizzera sono il 7% del totale, mentre gli ultimi dati sul Bel Paese invece indicano una sofferenza giovanile che ormai ha raggiunto il 40%.

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