Dei circa 100 mila precari che il governo Renzi ha dichiarato di voler inserire nella scuola attraverso il piano straordinario di assunzione docenti di cui tanto si è parlato nel corso degli ultimi mesi, per il momento ne sono entrati almeno 38 mila, che dunque prenderanno pieno servizio al suono della campanella, in questi giorni.
Di tali 38 mila professionisti, circa 9 mila sono stati assunti per chiamata telematica, nell’ambito della fase B. Di questi, per poter realizzare la possibilità di poter avere un posto fisso, circa 7 mila dovranno trasferirsi in altre regioni, prevalentemente al Nord.
A render noti i dati riguardanti il piano di assunzione docenti è stato, negli scorsi giorni, il ministro dell’istruzione Stefania Giannini, che anche per spegnere le facili polemiche ha ricordato che dei 38 mila insegnanti assunti circa 31 mila “sono a casa loro o quasi“. Di fatti – afferma l’andamento fotografato dal dicastero di viale Trastevere – 29 mila precari rimangono nella loro città, 2 mila avranno la sede in mobilità ridotta, 7 mila dovranno sopportare una mobilità più ampia.
Si tratta comunque di “un dato fisiologico in un paese molto lungo, in cui la scuola è nazionale e c’è squilibrio tra posti, prevalentemente al Nord, e docenti, collocati soprattutto al Sud” – ha ricordato ancora la Giannini, osservando come la maggior parte dei trasferimenti sia dalla Sicilia e dalla Campania verso il Centro e verso il Nord. Ad ogni modo, “l’anno scorso 7.700 supplenti si sono mossi dal Sud al Nord, quest’anno si muovono per un posto fisso, a tempo indeterminato, di ruolo“. Sempre a livello statistico, è emerso che dei 38 mila uno su due ha meno di 40 anni, e l’87,3% è di sesso femminile.
Come analizzato in questi frangenti, viene rafforzata la scuola media, ritenuta anello debole del sistema con 11 mila nuovi docenti, il doppio degli assunti dello scorso anno, e 14 mila vanno sul sostegno. Sui 55 mila che rimangono per l’organico di potenziamento, la stima attendibile effettuata dai vertici dell’amministrazione paria di una mobilità “ridottissima”, intorno al 5-6%. Per gli altri insegnai, invece, ci sarà per l’ultimo annuo la supplenza annuale.
Ma cosa accadrà una volta concluso il piano? Secondo gli auspici ministeriali, la mobilità riguarderà una fetta di docenti compresa tra il 10% e il 15%, e rimarranno senza copertura a tempo indeterminato tra 8 e 10 mila cattedre autorizzate dal governo.
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