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Italia dice no a Brevetto Europeo unitario: aziende e ricercatori penalizzati

Riforma Brevetto Europeo, Italia dice no! Questa è una notizia che non vorremmo mai pubblicare e che getta nello sconforto migliaia di ricercatori italiani e aziende del Bel Paese, già costrette a “salti nel vuoto” per competere con i soggetti europei concorrenti. La politica del Governo italiano, da molti anni orsono, certamente non pvililegia la …

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Riforma Brevetto Europeo, Italia dice no! Questa è una notizia che non vorremmo mai pubblicare e che getta nello sconforto migliaia di ricercatori italiani e aziende del Bel Paese, già costrette a “salti nel vuoto” per competere con i soggetti europei concorrenti. La politica del Governo italiano, da molti anni orsono, certamente non pvililegia la formazione, la ricerca e l’innovazione, attuando una politica che, a ben vedere, rappresenta la “brutta copia” di quella adottata da altri Stati europei come Francia e Germania che, nonostante la congiuntura economica negativa, hanno deciso di puntare sulla “conoscenza” e sulla ricerca per dare un’impulso importante all’economia e all’occupazione.

La Commissione Europea ha deciso di presentare una riforma del Brevetto Europeo, al fine di permettere ai ricercatori e alle aziende di proteggere, con più facilità e ad un costo minore, le proprie invenzioni.

Questa proposta dovrà essere approvata dal Parlamento Europeo e dai singoli stati ma rappresenta, senza alcun dubbio, una riforma epocale che permetterebbe la realizzazione di un brevetto Europeo unitario, al momento inesistente. Cosa prevederebbe la riforma? Innanzitutto meno burocrazia e l’abbattimento, quasi totale, dei costi: si parla di una diminuzione che va dagli attuali 32.000 euro per ottenere un brevetto, a circa 2.500 !

Tutto questo a vantaggio della conoscenza e della ricerca che permetterebbe, anche a chi non dispone di grossi fondi economici, di poter comunque proteggere la propria invenzione. L’abbattimento dei costi sarebbe possibile grazie alla non necessità di pagare spese amministrative separate per ogni Stato nel quale si intende proteggere l’invenzione.

Un’azienda o un ricercatore potrà presentare, nella propria lingua (una delle ventitrè ufficiali dell’Unione Europea), il proprio brevetto: in caso di concessione, tuttavia, esso verrà pubblicato in una delle tre lingue “lavorative” dell’U.E., francese, inglese e tedesco.

Ed è per tale motivo che il governo italiano avrebbe deciso di non adottare il nuovo brevetto europeo unitario, rendendo ricercatori ed aziende italiane meno competitive, ancor di più (se fosse possibile!) rispetto ai colleghi europei. Un’autentica scure si abbatte, quindi, ancora un avolta, sul sisteman produttivo del nostro Paese: per una questione di “lingua” viene umiliato, sempre più, il valore della conoscenza e della ricerca! un vero e proprio paradosso…

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