Secondo i dati resi noti dalla Bce, attraverso il proprio bollettino mensile e basati su fonti Eurostat, dal 2008 i numeri riguardanti la disoccupazione dell’eurozona sono cresciuti in modo costante colpendo però di più la popolazione maschile rispetto a quella femminile. Nonostante l’ultima stima segni infatti un più 4,5% di disoccupati, che sono passati dal 7,7% del settembre del 2008 al 12,2% del settembre del 2013, ed un più 1% sul tasso di partecipazione secondo la Bce, almeno in Spagna, Grecia ed Irlanda l’occupazione femminile è il settore meno colpito da questa crisi. Con l’analisi dei dati raccolti sottomano l’Istituto ha cercato di dare una giustificazione alle proprie affermazioni dicendo che uno dei motivi in grado di spiegare il mancato aumento della disoccupazione femminile potrebbe nascondersi dietro alla minor presenza di donne all’interno dei settori più colpiti come quello dell’edilizia e quello manifatturiero.
Stando invece le proiezioni per il 2014 i dati sarebbero leggermente più rassicuranti poiché pare che il tasso di disoccupazione nei Paesi facenti parte dell’unione monetaria si attesterà al 12,1% smentendo così le stime del terzo trimestre che lo vedevano assestarsi sul 12,3% nel 2013 e salire al 12,4% nel 2014. Grazie a tale studio, che prende il nome di Andamenti recenti della partecipazione al mercato del lavoro nell’area dell’euro e pubblicato sul bollettino di novembre, la Bce ha potuto rendere noto come siano state affrontate anche le diverse differenze che intercorrono fra l’area dell’Euro e l’America.
In Usa, infatti, “il calo del tasso di partecipazione al mercato del lavoro di 2,6 punti percentuali ha ridotto i tassi di disoccupazione ufficiali” ma, nei paesi europei dove è in vigore la moneta unica “il tasso di partecipazione e’ aumentato di 1 punto percentuale nello stesso periodo, con un impatto avverso sui tassi di disoccupazione”. Nel rapporto redatto dalla Bce si apprende infine come l’occupazione dei lavoratori più anziani, durante questa grande crisi economica, sia significatamente aumentata. A dispetto della disoccupazione giovanile, le imprese europee paiono preferire le competenze specifiche richieste e l’affidabilità ricercata.
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