Ma quali bamboccioni? Gli under 40 italiani sono i più intraprendenti del Vecchio Continente. Per quanto, ad uscire da casa, non ci pensano proprio
Il titolo dello studio condotto dalla Coldiretti, per sfatare il luogo comune degli italiani che restano troppo a lungo attaccati alla gonnella della mamma, non poteva essere più efficace. Perché a dare supporto a quel “Bamboccioni a chi? I giovani italiani che fanno l’impresa” ci sono i dati che certificano il dinamismo e l’intraprendenza dei nostri under 35. Che, stando a quanto evidenziato nella ricerca, guidano quasi 600 mila imprese: il numero più alto in tutta Europa. Per quanto vada precisato che i recenti dati diffusi dall’Eurostat (relativi al 2015) hanno dipinto i figli italiani come quelli che, dopo gli slovacchi, faticano di più ad uscire da casa. Dove sta allora la verità? Le nostre “giovani leve” sono o non sono “bamboccioni”? Cerchiamo di capirlo insieme.
I dati della Coldiretti: gli italiani “doppiano” i tedeschi
Partiamo dai dati diffusi dallo studio della Coldiretti secondo cui, nel 2016, le imprese giovanili italiane che hanno aperto i battenti sono state 90 mila e quelle costrette a chiuderli 40 mila. Il saldo positivo di 50 mila imprese ha determinato il primato italiano a livello europeo, certificando la presenza (nel Bel Paese) del numero più alto di aziende gestite da giovani. Ma c’è di più: delle 90 mila nuove imprese giovanili avviate nel 2016, ben 34.334 sono nate al Sud, 21.611 nel Nord-Ovest, 18.064 al Centro e 13.937 nel Nord-Est. Sono dati che incoraggiano a pensare che il gap atavico tra il Nord e il Sud del Paese possa finalmente accorciarsi, grazie al contributo dei giovani che (nel Mezzogiorno come nel Settentrione) tendono ad aggiornarsi costantemente e a dare prova delle loro capacità manageriali e organizzative.
Ma torniamo ai dati che attestano il primato italiano, nella classifica europea dell’imprenditoria giovanile: le piccole e medie imprese guidate da under 40 in Italia sono un milione e 155 mila, più delle 990 mila presenti nel Regno Unito (che si posiziona al secondo posto) e delle 988 mila registrate in Polonia (che si aggiudica il terzo gradino del podio). A seguire la Romania (con 902 mila attività guidate da under 40), la Spagna (con 691 mila) e la Francia (che ne conta quasi 569 mila). Mentre la Germania compare solo al 7° posto della classifica europea, con 511 mila imprese al suo attivo. In pratica, per una volta, lo “spread” dell’imprenditoria giovanile verte a nostro favore, con un “differenziale” che segna una distanza di oltre 500 mila punti.
Bamboccioni o no?
Il quadro tracciato dallo studio della Coldiretti consegna l’immagine di giovani intraprendenti e dinamici, inclini ad assumersi la responsabilità di guidare un’impresa. Ma – stando a quanto rilevato dall’Eurostat – questi stessi giovani tendono a rimanere a lungo sotto il tetto familiare. I dati rilevati nel 2015 dall’istituto di statistica europea hanno, infatti, dimostrato che il 67,3% dei giovani italiani, di età compresa tra i 18 e i 34 anni, vive ancora con mamma e papà. Roba da veri e propri “bamboccioni”, che sembrano avere poco a che fare con i promettenti imprenditori di cui la Coldiretti ha fornito un’istantanea lusinghiera. Ma una connessione tra queste due “nature” (apparentemente inconciliabili) esiste eccome, visto che il 60% delle imprese italiane gestite dai giovani è a conduzione familiare (la percentuale sale al 90%, se si prendono in considerazione quelle agricole).
“La famiglia in Italia è un punto di riferimento importante – ha spiegato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – perché al suo interno ha le risorse per sopportare meglio la crisi dal punto di vista economico, ma è anche un presidio di imprenditorialità diffusa che è un valore aggiunto per il Paese. In molti casi è una palestra ed un trampolino di lancio per consentire ai giovani di esprimere la propria creatività ed intraprendenza”. “Dietro il luogo comune di ‘bamboccioni’ – ha aggiunto la delegata nazionale dei Giovani di Coldiretti, Maria Letizia Gardoni – c’è in realtà l’esercito di giovani imprenditori più numeroso d’Europa che rischia quotidianamente il proprio futuro nonostante l’evidente gap competitivo che sconta ancora il nostro sistema Paese. Sebbene il dinamismo dei giovani italiani è dimostrato anche dalla leadership europea delle candidature Erasmus, con 58 mila millenials che ne hanno fatto richiesta – ha precisato Gardoni – il vero nodo da risolvere rimangono i troppi giovani che sono costretti ad esprimere la propria creatività fuori dall’Italia“.
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