Sapete cosa significa avviare un’attività di ristorazione a domicilio? Fornire un servizio sempre più richiesto, che va incontro alle esigenze di una clientela che ha poco tempo da dedicare alla preparazione dei cibi. Parliamo di un business relativamente recente, che propone una tipologia innovativa di catering. Non si tratta, infatti, di cucinare e recapitare pietanze esclusivamente in occasione di eventi o cerimonie particolari (matrimoni, battesimi, feste di compleanno, lauree, eventi aziendali ecc…), ma anche in situazioni ben più ordinarie. Visto che a rivolgersi ad un’impresa di questo tipo può essere tanto l’impiegato di ufficio, che non ha avuto il tempo di scendere al bar a mangiare un panino; quanto la mamma che lavora, che si ritrova con il frigo vuoto per cena. Il servizio offerto da un’attività di ristorazione a domicilio, studiato per aderire maggiormente ai ritmi e agli stili di vita dei potenziali clienti, può procurare entrate economiche interessanti. A patto che si faccia tutto per bene.
Indice
Requisiti per aprire un ristorante a domicilio
Partiamo col dire che ci sono due diverse possibilità: c’è chi sceglie di preparare personalmente il cibo e chi si limita a svolgere un’attività di intermediazione tra i ristoratori della zona (che cucinano) e i clienti. In pratica, chi sceglie di optare per questa formula, si occupa di raccogliere le ordinazioni dei clienti e di trasferirle ai locali con cui collabora. E si premura di andare a prendere le pietanze che consegna poi al cliente. Di norma, però, chi sceglie di aprire un’attività di ristorazione a domicilio, sceglie di fare tutto da solo. Il lavoro inizia dunque dall’attenta selezione delle materie prime con cui vengono preparati i “manicaretti” fatti in casa. E procede con il servizio che recapita il cibo ovunque il cliente lo desideri. I requisiti necessari per avviare un’attività di questo tipo? Occorre, ovviamente, saper cucinare, ma anche disporre di spiccate capacità organizzative, comunicative e relazionali. Perché a fare la differenza, oltre alla bontà dei piatti preparati, saranno anche la cortesia, l’affidabilità e la professionalità dimostrate ad ogni consegna.
Cosa serve per avviare un’attività di ristorazione a domicilio
Occorre innanzitutto partire da un dettagliato business plan che permetta di individuare il target di riferimento. Chi progetta di aprire un’attività di ristorazione a domicilio deve, infatti, primariamente chiedersi a chi vuole rivolgere il proprio servizio. Vuole cucinare per eventi di un certo tipo? Specializzarsi nella preparazione di dolci per le feste dei bambini? Offrire soluzioni più ricercate per i business men di azienda? O andare incontro alle esigenze di quei clienti che – come accennato all’inizio – non hanno il tempo di mettersi ai fornelli? E’ una scelta non da poco: dal tipo di target scelto dipenderà, infatti, la definizione del menu, la scelta delle materie prime e l’impiego di attrezzature più o meno sofisticate.
Passando al lato pratico: nel caso in cui abbiate deciso di preparare personalmente il cibo da recapitare ai clienti, non potrete fare a meno di un’ampia cucina dotata di tutto ciò che serve per preparare pietanze in quantità importanti. Ma non solo: chi decide di scommettere su questo tipo di attività deve anche disporre di un mezzo di trasporto capiente, che consente di consegnare, entro tempi stretti, il cibo ordinato in contenitori e box che lo mantengono caldo. E poi? Stando alle informazioni raccolte da chi ha già intrapreso questa strada, occorre disporre di ben precise licenze: quella commerciale (di cui si può fare richiesta presso le Camere di Commercio), la DIA sanitaria rilasciata dal Comune e la specifica autorizzazione, concessa dall’Asl, che interessa le attività che prevedono la somministrazione di cibi e bevande. Di più: se non si vuole rischiare di incorrere in problemi con la legge, non si può fare a meno dell’Haccp, il protocollo sulla sicurezza alimentare che deve essere garantito in ogni cucina che dispensa pietanze da commercializzare. Lavorare con il cibo è, infatti, una cosa seria.
Promozione e investimenti iniziali
Chi ha più speranze di avere successo con questo tipo di attività? Chi sa cucinare bene e mette amore in ogni piatto che prepara. E chi può contare su uno staff di collaboratori validi: professionali ed empatici. Ma a dare una grande mano può essere anche un’efficace promozione che si può scegliere di fare a costo zero (parlando della propria attività di ristorazione a domicilio sui social e confidando sul “passaparola” di amici e conoscenti) o con un minimo di investimento (facendosi pubblicità sui blog e sui siti specializzati o attraverso il classico volantinaggio).
Per iniziare, non occorre disporre di grandi capitali: un investimento iniziale di 5/6 mila euro può essere sufficiente; ma chi aspira a conquistare una fetta importante del mercato e vuole sbaragliare la concorrenza che ingloba gli operatori del catering in senso lato, deve dimostrare di avere una marcia in più. Per questo, suggeriamo di aggiornarvi e perfezionarvi costantemente (non solo in cucina) e di chiedere il supporto degli enti e delle associazioni del settore che possono dispensare preziosi consigli. Guardando al modello di chi vanta già una certa esperienza e dimostrando passione e professionalità per quello che fate, potrete trasformare la vostra piccola attività di ristorazione a domicilio in un business redditizio e incredibilmente gratificante.
Kit di supporto apertura attività di ristorazione a domicilio
A chi volesse documentarsi di più sull’argomento, consigliamo di consultare il Kit Creaimpresa: “Come aprire un’attività di ristorazione a domicilio”, da noi analizzato e giudicato valido. Il Kit aiuterà a progettare al meglio la gestione dell’attività, fornendo indicazioni utili sulle leggi e le normative, sulle licenze e le autorizzazioni, sulle previsioni di guadagno, sugli investimenti iniziali, sui possibili costi di gestione e sulle attrezzature e gli impianti necessari per avviare e far crescere un’attività di questo tipo.