Soprattutto a causa di alcuni incidenti mortali sul posto di lavoro, i due ministri dell’Istruzione e del Lavoro (rispettivamente Valditara e Calderone) stanno approntando alcune modifiche alle procedure riguardanti l’alternanza scuola-lavoro, pratica entrata in vigore nel 2015 ed obbligatoria per gli studenti degli ultimi tre anni dei licei e degli istituti tecnici e professionali. Tali modifiche andranno più che altro nell’ordine del garantire una maggiore sicurezza.
Dopo aver escluso una sua abolizione, l’alternanza scuola-lavoro è recentemente entrata nel mirino delle critiche a causa più che altro di un incidente mortale ad un 18enne. La famiglia dello stesso non avrà diritto alcun risarcimento a causa del fatto che il giovane fosse in stage. L’iniziativa dei due ministri, come detto si concentrerà soprattutto sul concetto di sicurezza applicato agli studenti frequentanti i cosiddetti PCTO, percorsi trasversali di orientamento.
Secondo Valditara è necessario che i due tutor (quello scolastico e quello aziendale) si parlino molto di più, in modo da poter meglio introdurre il concetto di sicurezza sul lavoro nella mente dei praticanti. I ragazzi saranno meglio formati sul punto, ma saranno anche rafforzate le “tutele sanitarie, assistenziali e assicurative”. C’è sostanzialmente in vigore un sistema che deve funzionare meglio e che oltre a garantire la sicurezza deve garantire anche i risarcimenti nello sfortunato caso di qualche incidente, cosa che verrà fatta con una “norma più giusta ed avanzata”, secondo il Ministro.
Cos’è l’alternanza scuola-lavoro
L’alternanza scuola-lavoro, introdotta con una riforma del Governo Renzi nel 2015 (legge 107) , prevede che gli studenti degli ultimi tre anni dei licei e degli istituti tecnici e professionali frequentino per un periodo di diverse ore un posto di lavoro, sia esso un’azienda privata od un ente pubblico. Così come modificata nel 2019, la legge ora prevede che questo periodo sia di 150 ore per gli istituti tecnici e di 90 ore per i licei. Lo scopo è chiaro e persino ovvio: dare allo studente dei concetti concreti sul mondo del lavoro prima ancora dei 18 anni e quando ancora frequenta la scuola, in modo da non arrivare del tutto impreparato sul punto una volta acquisito il diploma, dovesse decidere di andare a lavorare e non proseguire gli studi.
Tale norma non prevede alcun indennizzo o rimborso spese per lo studente (salvo che sia un capofamiglia), ma in realtà non è nata con lo scopo di prevedere un guadagno per chi fa la sua prima visita nell’ambiente lavorativo. E’ nata invece per far acquisire informazioni importanti ad esempio sull’imprenditorialità e la gestione del tempo, oppure sulla capacità di pensare creativamente. Alcuni incidenti nell’ultimo periodo hanno generato forti discussioni e c’è chi è arrivato a mettere in discussione la bontà dell’alternanza scuola-lavoro chiedendone direttamente l’abolizione.
Proteste ci sono state sia da parte degli studenti che da alcune formazioni politiche. Ma il ministro dell’Istruzione del Governo in carica non è di questo avviso, riconoscendo però il fatto che la norma vada “cambiata immediatamente” nel senso di una maggiore sicurezza ed una maggiore collaborazione tra l’istituto scolastico in cui è iscritto lo studente e l’azienda o l’ente ospitante lo stesso per il periodo obbligatorio previsto dalla legge. Tali cambiamenti dovrebbero arrivare presto. Si parla infatti di un decreto in arrivo a giorni che preveda modifiche sostanziali senza però stravolgere l’istituto.
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