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Lettera di richiamo, come rispondere e gestirla

Niente di irreparabile ma comunque una situazione delicata a cui fare attenzione. Ecco come gestire una lettera di richiamo.

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Si comincia con l’arrivare sistematicamente in ritardo sul posto di lavoro, con l’essere negligenti o con l’utilizzare il computer aziendale per usi personali. Puntuale arriva la lettera di richiamo. Come reagire? Come gestire la faccenda al cospetto del direttore? Ecco i consigli giusti per affrontare la situazione e non continuare a sbagliare.

image by Lisa S.
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La lettera di richiamo è un comune  provvedimento disciplinare in forma scritta che il datore di lavoro può decidere di utilizzare per riprendere il comportamento sbagliato di un suo dipendente ed invitarlo a correggersi.

Si tratta dunque di uno strumento adatto per piccole infrazioni e non per colpe gravi. A volte preceduta da un ammonimento verbale, la lettera di richiamo se ignorata può dar seguito a complicanze. Una lettera di richiamo ben redatta deve necessariamente contenere alcuni elementi formali, quali la specificità (quindi l’indicazione esatta del comportamento illegittimo e contestato), la richiesta esplicita di correggerlo e le eventuali conseguenze giuridiche a cui il dipendente va incontro se continua nell’errore. Il provvedimento deve essere adottato tempestivamente e la lettera può essere recapitata a mano o spedita tramite raccomandata.

I consigli per rispondere alla lettera di richiamo

Anche se può portare ad uno stato di ansia, il principio generale a cui ispirarsi è sempre quello del buon senso.  Meglio far appello a tutto il proprio self control e decidere di replicare alla lettera in modo calmo e ponderato, considerando che sul posto di lavoro, soprattutto quando si tratta dei rapporti con il proprio capo, l’obiettivo principale è quello di preservare la stima e il rispetto reciproci. Soprattutto è necessario evitare di farsi prendere dal panico o disperarsi credendo di aver compromesso in modo irrimediabile la propria posizione. La lettera di richiamo è un provvedimento che si utilizza appunto per motivi non gravi (altrimenti si procederebbe per il licenziamento per giusta causa).

Dunque una volta ricevuta la lettera di richiamo, cosa fare? Innanzitutto soffermarsi sui motivi contestati. È vero? C’è un malinteso? Nell’ultimo periodo si arriva sempre in ritardo causando disguidi ai colleghi e al buon andamento del lavoro in generale. Qual è la causa? Riflettere su queste domande e trovare le risposte giuste e sincere, aiuterà ad organizzare i pensieri e ad argomentare in modo saggio le proprie giustificazioni.

A questo punto si hanno a disposizione cinque giorni per poter rispondere. Come si ritiene più opportuno farlo? Per legge è possibile controbattere sia per iscritto che semplicemente a voce. In quest’ultimo caso bisognerà comunicarlo al datore di lavoro, il quale non potrà rifiutarsi di fissare un appuntamento per ascoltarvi. Nel caso in cui invece si decida di scrivere una lettera di risposta sarà meglio affiancarsi ad un esperto, un rappresentante del sindacato ad esempio.

Terminata questa fase di difesa del lavoratore, si attende la conclusione dell’iter disciplinare. Il datore di lavoro dispone di dieci giorni di tempo per scegliere se applicare la sanzione prospettata nella lettera oppure no. Nel primo caso dovrà comunicare la decisione al lavoratore, nel secondo caso può decidere di accogliere le giustificazioni del dipendente e proseguire nel rapporto di lavoro standard. In questa ipotesi, non è necessaria alcuna comunicazione per iscritto ma semplicemente la questione si dovrà considerare risolta trascorso il decimo giorno dal colloquio chiarificatore (o ricevimento della lettera di risposta).

E se il dipendente decide di non replicare alla lettera di richiamo?

Non c’è alcun obbligo che costringa il dipendente a rispondere ad una lettera di richiamo. Va da sé però che rimanendo nel silenzio e non fornendo alcun cenno di riscontro, si accettano in modo implicito i richiami e tutte le conseguenze che potrebbero derivarne.

In conclusione va ricordato che ovviamente la lettera di richiamo non ha “scadenza” ed è errato considerare che, avendo concluso un anno solare con due provvedimenti del genere, il nuovo che verrà riparta da zero nel conteggio. Si tratta di provvedimenti che fanno parte dell’intera carriera professionale del dipendente. È ovvio che anche riceverne due a breve distanza non determina una situazione tragica da gestire ma sarebbe bene capire il motivo del secondo ammonimento e soprattutto se si stanno reiterando comportamenti già oggetto della prima contestazione.

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