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Cosa fare se il capo ci ruba le idee

Aggredire non serve a niente. Meglio fermarci un attimo e valutare con lucidità, prendere le giuste contromisure e palesare il nostro malcontento al diretto interessato

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Ce lo hanno sempre detto: se ci si impegna fino in fondo, i risultati presto o tardi arriveranno. E se non fosse così? Se, al lavoro, qualcuno finisse per prendersi i nostri meriti e venisse gratificato (e magari promosso) al nostro posto? La frustrazione prenderebbe fatalmente il sopravvento. E la convinzione di essere incappati in un’ingiustizia bella e buona ci farebbe perdere l’entusiasmo e la motivazione per quello che facciamo. Detta in parole povere: non è da escludere che qualcuno, in ufficio, possa rubarci le idee più brillanti. E che a farlo possa essere addirittura il nostro capo. Come uscirne indenni, senza mettere a repentaglio il nostro posto di lavoro? Non disperiamo: con le giuste contromisure, le cose potranno risolversi per il meglio.

3 cose da fare quando ci rubano le idee al lavoro

Partiamo col dire che si tratta di una situazione molto frequente: stando a quanto verificato da una ricerca condotta qualche anno fa in Inghilterra, infatti, un capo su cinque ruba regolarmente le idee ai suoi dipendenti. Prendendosene tutti i meriti. Non è una faccenda da sottovalutare, visto che in cima alle “lamentazioni” di molti lavoratori (di età, nazionalità ed estrazioni diverse) c’è la constatazione che il proprio lavoro non viene preso nella giusta considerazione. E che gli sforzi profusi per centrare obiettivi più o meno complessi non vengono ricompensati come si vorrebbe. I casi denunciati sono tanti e molti non prevedono un happy end.

Immaginiamo di avere avuto un’intuizione brillante, che ha messo in moto un processo di ricerca e di sviluppo che promette di far levitare i profitti dell’azienda: destiniamo tutte le nostre energie al progetto e ci impegniamo, giorno e notte, per portare al termine il lavoro. E se, a conclusione di tutto, a prendersi i meriti fosse il nostro capo? Se a ricevere le pacche sulla schiena e ad incassare consensi e complimenti fosse lui e non noi? Essere vittima di un “furto di idee” al lavoro non è solo frustrante, ma anche pericoloso. Perché può portare anche la risorsa più leale, capace e collaborativa a perdere la motivazione e la voglia di fare bene. Ma non facciamola troppo tragica: prima di concludere che impegnarsi più di tanto al lavoro non è mai una buona idea (è la tesi sostenuta con forza dai fannulloni più incalliti), cerchiamo di comprendere cosa è possibile fare per evitare che il nostro boss riesca a farla franca. Precisando che non si tratta della smania di farsi giustizia da sé o di dare spazio al nostro ego, ma dell’opportunità di riconoscere i giusti meriti a chi si impegna davvero.

Valutiamo con attenzione la situazione

Le cose non sono (quasi) mai bianche o nere: le sfumature sono tante e al lavoro è bene tenerne conto. Prima di partire con atti di accusa o scene di isteria scomposte, prendiamoci un attimo per valutare con serenità il quadro facendo appello a tutta la nostra lucidità. Perché il capo ci ha rubato l’idea? Lo ha fatto consapevolmente? Succede di frequente? In pratica, occorre capire se il “ladro” si è attestato la paternità della nostra intuizione perché è uno sfaticato o se lo ha fatto senza alcuna intenzione di penalizzare o svilire il nostro ruolo in azienda. Potrebbe infatti capitare che, in una situazione di particolare stress e difficoltà, il boss raccolga le opinioni di tutti e finisca poi per sceglierne una, senza preoccuparsi di riconoscere i giusti meriti a chi l’ha fornita. Potrebbe, insomma, trattarsi di una semplice mancanza di attenzione; di una piccola e isolata distrazione su cui sarebbe bene non drammatizzare troppo. Valutare con attenzione e obiettività le cose è di focale importanza.

Documentiamo tutto e procuriamoci dei testimoni

Se invece dovessimo renderci conto di avere a che fare con un ladro seriale di idee, le cose andrebbero affrontate diversamente. Specie se la presunta scorrettezza del nostro capo minacciasse di inficiare la nostra carriera. Bisogna innanzitutto evitare che lo scambio di idee tra noi e lui avvenga nel chiuso della sua stanza o in assenza di testimoni (dimostrare che ad avere l’idea dell’anno siamo stati noi e non lui sarebbe, infatti, difficilissimo). Rendiamo i colleghi partecipi di quello che avviene e comunichiamo le nostre idee al momento e nel contesto giusti: durante una riunione di lavoro, ad esempio, dove tutti possono vedere e sentire chi propone cosa. Non solo: a smascherare il capo che tende a prendersi i meriti degli altri, può essere la tracciabilità di quello che gli comunichiamo. Documentiamo tutto, in modo che – alla prova dei fatti – il capo “scroccone” non possa appellarsi a nessuno o sbugiardare nulla.

Parliamone usando i giusti toni

Un ottimo consiglio resta quello di affrontare la situazione e parlare del problema col diretto interessato. Il nostro capo potrebbe essersi appropriato delle nostre intuizioni senza alcuna malizia. Convinto com’è che tra le sue prerogative ci sia anche la possibilità di attestarsi la paternità delle idee dei suoi collaboratori. Parliamone apertamente con lui, spiegandogli che il “furto” di cui ci sentiamo vittime ci causa un certo malumore. E rischia di minare la nostra dedizione e compromettere il nostro impegno. La possibilità che il nostro capo abbia sottostimato il problema esiste eccome: ecco perché è bene affrontare la questione, evitando di usare toni troppo accesi. Puntare l’indice con veemenza non serve a niente: è giusto che il nostro boss comprenda che non ha a che fare con un pivellino dimesso e svampito, ma è anche doveroso relazionarsi in maniera corretta con lui. Usiamo parole ferme ma garbate e mostriamoci disponibili a trovare insieme una soluzione. Aggredire e sproloquiare ci procurerà soltanto guai, meglio confrontarci serenamente, nel rispetto dei ruoli di ciascuno.

E voi? Siete mai stati vittime di un furto di idee in ufficio? Come avete reagito? Raccontateci le vostre esperienze.

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