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Stress al lavoro: cosa è e come affrontare la sindrome di burnout

Cosa vuol dire essere stressati al lavoro, la sindrome di burnout. Come prevenire lo stress, quali sono gli aspetti legali e come richiedere un periodo di malattia per via dello stress

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Alzi la mano chi nella vita non ha avuto un periodo di stress al lavoro. Che si lavori come dipendenti, freelance o imprenditori, avere un periodo di stress lavorativo è assolutamente normale. Nella mia carriera nelle Risorse Umane anche io ho avuto ovviamente periodo di forte stress e soprattutto lo ho visto in centinaia di persone: candidati, clienti, colleghi, partner commerciali, etc… Il vero problema dello stress non riguarda quindi i “momenti” o “un periodo”, il problema inizia quanto il periodo di stress diventa lungo e costante. Portando la persona ad una situazione insostenibile sia a livello lavorativo che personale. Se ti trovi in questa situazione, sappi quindi che non sei l’unica persona. E sappi anche che ci sono modi per uscirne e prevenire l’acuirsi o il “ritorno” dello stress.

stress al lavoro

Sindrome di burnout: di cosa si tratta

Quando ci si immerge in maniera eccessiva in un qualsiasi contesto lavorativo, si rischia di andare incontro ad alcuni inconvenienti che possono risultare difficili da affrontare. Quando ci si stressa oltre misura, è possibile essere soggetti alla tanto temuta sindrome di burnout. Scopriamo insieme tutte le caratteristiche principali di un evento sempre più tristemente diffuso, che dovrebbe essere prevenuto a dovere e curato nei minimi dettagli per evitare che possa degenerare sotto tutti i punti di vista. A questo punto, non resta altro da fare che scoprire di cosa si stia parlando. Si tratta di una sindrome che costituisce il culmine di un processo fortemente stressogeno. Quest’ultimo scaturisce dall’impegno quotidiano di una lunga serie di professionisti che hanno a che fare con relazioni interpersonali a cadenza quotidiana.

Il significato letterale in lingua inglese della coppia di termini burn out corrisponde a bruciato o esaurito. In effetti, questa forma di stress da lavoro può essere considerata come un vero e proprio esaurimento nervoso, a causa del quale un lavoratore inizia a nutrire una sorta di insofferenza e disinteresse nei confronti delle persone con le quali è tenuto a collaborare ogni giorno. Chi svolge mansioni che prevedono un contatto diretto con il pubblico può, alla lunga, vivere una sorta di noia, perdendo progressivamente le motivazioni per continuare ad operare in un determinato contesto. Tale sintomo va di pari passo con una notevole diminuzione delle emozioni avvertite e con un vero e proprio squilibrio nei confronti del lavoro stesso. Anche il lavoro notturno, modificando il bioritmo della persona, può portare delle fase di stress.

Lo stato di malessere inizia a farsi notare con una specie di prosciugamento fisico e mentale dovuto ad una notevole diminuzione delle energie residue. In secondo luogo, il processo va avanti con il subentro di un atteggiamento freddo e distaccato, basato su una totale indifferenza nei riguardi di ciò che circonda il lavoratore. La situazione peggiora fino a condurre ad una sostanziale inefficienza lavorativa, con la prospettiva di non provare più alcuna fiducia verso ciò che si sta facendo.

Prevenzione dello stress per la sindrome di burnout

Come si può ben intuire, la situazione deve essere monitorata nei minimi dettagli per evitare che possa degenerare, fino a diventare piuttosto difficile da risolvere nel verso giusto. In primo luogo, è consigliabile analizzare le cause che possono condurre ad un malessere psicofisico di questo tipo. Dalla mancanza di motivazioni ad una retribuzione insufficiente, dagli straordinari mal pagati a scarsi incentivi in caso di lavori ben effettuati, passando per un ambiente stressante, un rapporto pessimo con i colleghi o la troppa competitività, ogni elemento può incidere non poco.

Cosa bisogna fare per affrontare il cosiddetto stress da lavoro nella maniera migliore possibile e con alte probabilità di superarlo con successo? A tal proposito, la prevenzione può giocare un ruolo fondamentale. Bisogna saper giocare d’anticipo, specialmente dal punto di vista di un datore di lavoro che deve garantire un clima sano ed equilibrato per i propri dipendenti. Ad esempio, l’investimento su una figura di sostegno può essere un valido accorgimento, così come la proposizione di corsi e aggiornamenti destinati ad un’adeguata crescita personale. Al tempo stesso, è necessario saper scegliere le giuste risorse umane per ogni determinato ruolo, in modo che non siano potenzialmente soggette a crisi di questo tipo.

In secondo luogo, l’opera di prevenzione deve andare avanti tramite un attento e metodico percorso personale. In alcuni casi, è sufficiente fissare pochi incontri con uno psicologo e attuare una serie di strategie cognitive e comportamentali per fare in modo che la situazione torni alla completa normalità. Ciò che conta è non aver paura di chiedere aiuti dall’esterno, con la prospettiva di analizzare i propri comportamenti e renderli consoni ad ogni determinato contesto. Ad ogni modo, non bisogna essere troppo coinvolti dal lavoro e, al contempo, capire se la professione scelta sia quella giusta o meno sotto ogni aspetto.

La conoscenza dei propri limiti è a sua volta un elemento essenziale per una corretta gestione dello stress, con l’attuazione di strategie relazionali che risultino perfette per un costante miglioramento dell’efficacia comunicativa. Nel complesso, per risolvere il problema della sindrome di burnout alla radice, potrebbe essere molto utile porsi una serie di domande sul proprio modo di essere. In questo modo, è possibile verificare la propria situazione e capire se si ha a che fare con una situazione ad alto tasso stressogeno.

Aspetti legali relativi allo stress da lavoro

Quali sono gli aspetti legali che possono subentrare quando una persona deve vedersela con uno stress prolungato sul proprio posto di lavoro? Dal punto di vista prettamente civilistico, ogni azienda che non soddisfa determinati requisiti può rischiare di andare incontro a sanzioni penali e civili di una certa entità. Ciò viene attestato all’interno dell’Articolo 28 del Testo Unico di Legge 81/2008 (Testo unico sicurezza sul lavoro), in base al quale il datore di lavoro è tenuto a redigere un documento dedicato agli interventi di prevenzione di ogni forma di stress da lavoro.

La legge prevede espressamente una serie di azioni di analisi e di prevenzione, che le aziende devono mettere in atto per combattere il fenomeno dello stress da lavoro correlato.

Un semplice calo di prestazioni in ambito lavorativo dovuto ad un impegno psicologico prolungato può persino degenerare in casi di mobbing, ossia una sorta di violenza psicologica che impedisce a determinati lavoratori di svolgere al meglio le funzioni per quali vengono retribuiti.

Se le varie misure relative alla prevenzione di ogni sintomo non vengono rispettate, il datore di lavoro è soggetto al pagamento di multe che si aggirano in linea di massima tra i 1.000 e i 4.000 euro. Tra queste, va segnalata la nomina di un responsabile della prevenzione e della protezione, così come di un rappresentante dei lavoratori in grado di tutelarlo anche sotto l’aspetto psicologico. A tutto ciò bisogna aggiungere il rischio fondato di vedere la sindrome peggiorare fino a raggiungere il pericoloso stato di presenteismo. Quest’ultimo corrisponde ad una particolare forma di vero e proprio fanatismo lavorativo, che conduce ad un notevole calo delle prestazioni dovuto ad una sollecitazione eccessiva dal punto di vista mentale. Si contrappone all’assenteismo e in molti casi viene considerato peggiore rispetto ad esso, dato che una presenza in stato di malessere è ritenuta più dannosa di un’assenza a produttività zero.

Giorni di malattia per la sindrome e relativo certificato medico

Chi soffre della sindrome di burnout può avere diritto ad una serie di giorni di malattia aggiuntivi e retribuiti? La decisione finale spetta al proprio medico curante. Quest’ultimo è tenuto ad analizzare la situazione emotiva del lavoratore e stabilire se necessiti di qualche giorno di riposo domestico. Se l’assenza dalla propria sede di lavoro viene considerata giustificata, bisogna portare avanti una procedura identica rispetto a quella attuata per qualsiasi altra malattia.

Il procedimento si parte con la richiesta del classico certificato medico, che viene trasmesso all’Inps per via telematica entro il giorno successivo alla manifestazione iniziale della patologia. Quindi, il datore di lavoro deve essere tempestivamente avvertito della mancata presenza e deve ricevere la comunicazione relativa al numero di protocollo del certificato. Inoltre, nel caso in cui il lavoratore abbia l’obbligo di restare a casa per la malattia, deve essere reperibile in determinate fasce orarie per eventuali visite fiscali.

Visita fiscale

Chi fa parte di un’azienda privata può essere oggetto di visita fiscale dalle ore 10 alle 12 e dalle 17 alle 19. Invece, gli impiegati statali devono risultare reperibili dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18. In alcune circostanze, se lo stress da lavoro non ha fine in tempi brevi, il medico può decidere di prescrivere al lavoratore alcune ore di attività esterna rispetto alla sede domestica. Secondo quanto dichiarato dalla Corte di Cassazione, se il lavoratore non viene trovato nella propria casa durante il suo periodo di malattia, non può subire alcun tipo di sanzione economica o civile. Quando il sistema nervoso vive una fase di profondo affaticamento, una passeggiata all’aperto o un po’ di attività fisica possono essere senz’altro molto utili e venire in soccorso al paziente.

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