La comunità di persone che vanno al lavoro col sorriso tra le labbra è assai ristretta, mentre quella degli impiegati “musoni” – che si lamentano sistematicamente dei capi, dei colleghi e delle loro mansioni – conta ben più “affiliati”. Diciamoci la verità: puntare l’indice e lagnarsi è quanto di più facile si possa immaginare, ma siamo davvero sicuri che il nostro lavoro sia poi così terribile? Il sito americano Jobbio ha interpellato un campione rappresentativo di lavoratori britannici e americani, cercando di capire cosa li rende felici e cosa genera invece frustrazione. Il quadro emerso consegna una fotografia interessante che merita di essere analizzata nel dettaglio. A beneficio (innanzitutto) dei datori di lavoro, che per aumentare i loro profitti, devono poter contare su lavoratori felici, soddisfatti e produttivi.
Indice
Uk vs Usa: chi la spunta?
Si chiama Jobbio Work Happy Index l’indice di felicità dei lavoratori calcolato dal sito Jobbio. Che ha intervistato un campione costituito da oltre 4 mila dipendenti, impiegati in vari settori nel Regno Unito e negli Stati Uniti d’America. Il primo dato emerso è che i lavoratori americani sono più felici (perché più soddisfatti di quello che fanno) di quelli britannici, con una percentuale del 32% che supera di netto il 23% registrato nel Paese di Sua Maestà.
Cosa vorrebbero i lavoratori
Ma c’è di più: ai dipendenti interpellati è stato esplicitamente chiesto di indicare ciò che, a loro giudizio, potrebbe rendere più piacevole il loro attuale impiego. Ecco cosa compare nella lista dei desiderata:
- orari più flessibili;
- maggiori gratifiche;
- niente;
- la possibilità di lavorare da casa;
- la formazione continua;
- la definizione di obiettivi chiari;
- un ambiente di lavoro piacevole ed accogliente;
- l’opportunità di viaggiare di più;
- una cultura aziendale più rilassata;
- più autonomia nella gestione del lavoro;
- rapporti più distesi coi colleghi
Entrando un po’ più nel dettaglio: stando a quanto rilevato dall’indagine condotta da Jobbio, ciò che rende felice il 47% dei lavoratori britannici è il work-life balance (ovvero la possibilità di trovare il giusto equilibrio tra le legittime ambizioni professionali e le esigenze della vita privata), mentre quello che rende felice il 43% degli intervistati americani è l’impegno e la produttività. Sia i britannici che gli americani hanno poi affermato di ricavare grande soddisfazione dai feedback positivi dei clienti (che li gratificano più di quelli consegnati dai manager); mentre tra le cose che generano più frustrazione al lavoro, il 28% dei britannici ha indicato le riunioni di lavoro (che si risolvono spesso in una perdita di tempo) e il 19% degli americani, la necessità di dover coprire le assenze degli altri dipendenti.
La questione dello stipendio
Inutile dire che, tra le cose che possono concretamente concorrere a rendere più felice un lavoratore, va annoverato il compenso mensile. Ma cosa hanno detto gli interpellati a riguardo? Si sentono a loro agio a parlare di stipendio coi colleghi? Il 52% del campione ha risposto di sì, il 27% no, mentre il restante 21% pensa che si tratti di un argomento inappropriato o addirittura tabù. E’ interessante notare come a tradire più scioltezza siano i giovani tra i 25 e i 34 anni di età: stando a quanto certificato nello studio, infatti, il 59% di loro parla tranquillamente di stipendio coi colleghi. Di contro, il 55% dei dipendenti più attempati, quelli che hanno già spento 50 candeline, considera inopportuno diffondere o condividere informazioni sul suo stipendio.
L’amore in ufficio
Hai mai avuto una relazione in ufficio? E’ quanto è stato chiesto ai lavoratori intervistati che, tra imbarazzi e rossori, hanno risposto come segue:
- il 48,5% ha dichiarato di non aver mai avuto un “love affair” in ufficio ed esclude di averlo anche in futuro;
- il 20,8% ha ammesso di avere avuto una relazione, ma ha riferito di averla interrotta;
- il 18,4% ha detto di non averla avuta, ma non esclude che possa succedere in futuro;
- il 12,3% ha riferito di stare ancora con il partner conosciuto al lavoro
I dati raccolti dagli esperti di Jobbio hanno comunque rilevato che i lavoratori britannici (33%) sono più soggetti ad innamorarsi in ufficio di quelli americani (27%).
Le domande (indiscrete) dei selezionatori
E veniamo all’ultimo punto: agli intervistati è stato chiesto di riferire le domande più stravaganti a cui hanno dovuto rispondere durante un colloquio di lavoro. Al primo posto, sia i dipendenti americani sia quelli del Regno Unito hanno indicato domande sulla loro sessualità, seguite da domande sulla loro situazione matrimoniale e sulla loro eventuale disponibilità a fare sesso al lavoro. E c’è anche chi ha dovuto raccontare al selezionatore se era ancora vergine o se gradiva avere rapporti intimi col proprio partner. Il sesso sembra, insomma, stimolare la curiosità di molti reclutatori che – al di là della Manica e dell’Oceano – tentano frequentemente di violare la sfera privata dei candidati che incontrano in sede di colloquio. Non proprio il massimo della discrezione!
Per diventare lavoratori felici, occorre faticare tanto. E confidare nella lungimiranza di un bravo dirigente disposto a destinare la giusta attenzione ai suoi dipendenti. Incassare uno stipendio soddisfacente ed intrecciare rapporti più o meno intimi possono aiutare; ma a conti fatti, è la consapevolezza di aver fatto bene il proprio lavoro a regalare la gratificazione più grande. Impegniamoci a dare sempre il meglio di noi e a rendere l’ufficio un ambiente più sinergico e i “musi lunghi” cederanno il passo a volti più distesi.
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