A chi dirige un’azienda non basta sapere che i suoi sottoposti sono seri. Per raggiungere vette importanti, deve poter contare su una squadra valida ed affidabile. E non solo
Presi come siamo dalle incombenze che scandiscono le nostre giornate lavorative, volgiamo raramente lo sguardo a chi ci sta accanto. E ancora di meno a chi sta sopra di noi. E’ un dato di fatto: le distanze tra i capi e i loro dipendenti possono essere siderali (non solo dal punto di vista retributivo), tanto che soprattutto ai secondi risulta quanto mai difficile pensare di far parte del medesimo ingranaggio. Eppure se ci sforzassimo di entrare più in sintonia con chi ricopre ruoli dirigenziali in azienda, le cose andrebbero sicuramente meglio. Partiamo col chiederci: cosa vogliono i capi da noi? Cosa si aspettano che facciamo? Come possiamo soddisfare le loro aspettative?
Indice
3 cose che vogliono i capi
Non c’è capo al mondo che non desideri che i suoi dipendenti siano produttivi e che lavorino alacremente per far crescere i profitti della sua impresa. Ne consegue che ciò che primariamente interessa ai capi è che alle loro dipendenze ci siano risorse capaci, leali, affidabili e serie; persone che arrivino in orario in ufficio e portino a termine gli incarichi nei tempi pattuiti, che non creino zizzania tra i colleghi e parlino bene del loro lavoro (anche e soprattutto quando sono fuori). Ma non solo: col contributo e l’impegno dei dipendenti, le vite professionali dei dirigenti possono diventare veramente più serene. Perché, a ben guardare, anche chi è mosso dalla malsana smania di tiranneggiare tutti, ha bisogno di rilassarsi un po’, di tanto in tanto. Anche se alcuni di loro non ce lo diranno mai, tutti i capi in fondo vogliono:
Poter delegare
I capi non possono occuparsi di tutto, specie se sono al comando di aziende di grandi dimensioni. Sono spesso costretti a delegare e si sentono sollevati quando constatano di avere a che fare con dipendenti autonomi, che riescono a gestirsi da sé o possono fare le loro veci, in loro assenza. Ad impressionare positivamente un capo è la risorsa che riesce a portare a termine il proprio lavoro, senza bussare continuamente alla sua porta. E quella che, al momento del bisogno, accetta di assumersi responsabilità che non le spetterebbero. Ma attenzione: come in tutte le cose, è importante non esagerare. I capi amano essere capi; se ci prendiamo troppe libertà e ci mostriamo troppo indipendenti e disinvolti, potremmo indisporli ed allarmarli. Vogliono persone leali al loro fianco, non sospetti sabotatori.
Poter contare su una spalla valida
I capi devono prendere le decisioni finali e dettare la rotta da seguire. Stare al timone della nave ed avere il comando dell’intero equipaggio può essere inebriante, ma anche sfibrante. Ecco perché molti di loro sperano di poter contare sul reale sostegno di persone capaci, motivate e propositive. Che potrebbero aiutarli ad alleggerirsi del peso che devono costantemente sostenere. Fare domande, sollevare obiezioni, proporre soluzioni alternative a quelle individuate dai capi non sono tabù. Basta farlo nel modo giusto. Se ci mostriamo costruttivamente critici, i capi non potranno che apprezzarlo. E ricavarne benefici perché realizzeranno di avere a che fare con persone sufficientemente audaci e dedite all’azienda, che li mettono nella condizione di poter allentare la presa, senza rischiare che la nave affondi. Mettiamocelo bene in testa: anche i capi più dispotici e autoritari sentono il bisogno di appoggiarsi ad una “spalla” solida. Che al momento giusto, non ha paura di mettere in discussione ciò che è stato stabilito.
Sentirsi importanti ed essere apprezzati
Ebbene sì, come tutti i “comuni mortali”, anche i capi hanno bisogno di sentirsi utili ed importanti. Non esitiamo ad interpellarli, quando siamo in difficoltà: è vero, non amano essere disturbati per le inezie, ma chiedere il loro parere sul passaggio nodale di una trattativa o su una manovra decisiva e delicata, li farà sentire importanti (come del resto sono). Se sono arrivati a occupare la cabina di comando (salvo casi di irritanti raccomandazioni) è perché hanno dimostrato di avere polso e lungimiranza; affidiamoci alle loro indicazioni e contribuiamo ad irrobustire la loro leadership. Quanto agli apprezzamenti e agli attesti di stima, dare feedback positivi alle scelte e alle strategie adottate dai capi può rinvigorire la loro voglia di investire nuove idee e capitale in azienda, spingendoli a realizzare progetti sempre più ambiziosi. Se i nostri capi sono dei bravi leader, capaci di trarre e ottenere il meglio dai loro collaboratori, è giusto che venga loro riconosciuto. Non si tratta di essere degli “yes men” (o leccapiedi), ma di non lesinare i meritati apprezzamenti proprio a chi siede sulla poltrona più comoda dell’ufficio.
Sforzarsi di cambiare punto prospettico è importantissimo. I capi non sono poi così diversi da noi. Quelli bravi, responsabili e motivati vogliono solo che la loro azienda cresca e prosperi per il maggior tempo possibile. Aiutiamoli a farlo.
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